Mi casa es tu casa, amigos!

So già che non è un opinione popolare ma il sottoscritto mal sopporta l’estate, anzi, facciamo meno i diplomatici va, la detesta proprio.

Per combattere il caldo ho tentato di scappare ogni anno verso climi maggiormente freschi e paesi maggiormente civili (chi ha detto Scandinavia?), credo però che, considerata la difficile congiuntura nazionale e personale, durante il corrente anno io abbia ben poche alternative se non darmi integralmente al ghost-riding (lunghe escursioni notturne in motocicletta)… attività che pratico con sommo gaudio da qualche anno.

Altra enorme problematica della bella(?) stagione sono gli insetti molesti, in partcolare le zanzare. Anche qui un rimedio doveva assolutamente essere trovato e, personalmente, ho deciso di invitare a casa degli amici che ne possono mangiare fino a 2000 a notte. Sono lieto di annunciare infatti che ben due casette per i pipistrelli verranno al più presto installate nel mio giardino, nella speranza che i volatili non disdegnino la mia ospitalità…

Ci sarebbe da risolvere un’ulteriore piaga dell’estate: i tamarri che si risvegliano dal letargo invernale (ma dove vi nascondete col freddo??) per prendere inopinatamente possesso della città… tuttavia credo che, contro questa piaga, ci sia ben poco da fare, li ho già avvistati: sono dappertutto!!!

L’eredità Xeriana

Spero che anni di fedele lettura, armadi pieni zeppi di sogni su carta, libri appena scalfiti, oppure devastati da febbrile ed invasiva lettura mi siano testimoni: adoro i libri classici, con il loro supporto cellulosico, il loro profumo di tipografia e di cultura, il loro peso, i loro caratteri a volte piccoli e nervosi, più spesso grandi, familiari e rassicuranti. Letteralmentente sono parte di me, nel modo più viscerale e intenso che vi possiate immaginare.

Casa mia però tende ad avere, tra libri,  CD, vinili, strumentazione musicale e ammennicoli vari accumulati in anni di diligente opera di spulciatore maniacale, dei serissimi problemi nel contenere la mia straripante passione per l’arte, il che mi ha molto mestamente portato a considerare l’altrenativa salvaspazio per ovviare a tale tristissimo inconveniente: l’e-book.

A questo punto credo seriamente di avere pochissime alternative ed ho anche già adocchiato il modello infernale di e-book del quale mi doterò a breve ovvero il kindle touch di amazon, che pare piuttosto imbattibile per prestazioni intrinseche e numero di titoli disponibili, essendo amazon la più vasta biblioteca on-line della quale uno possa usufruire…

Resta solo un nodo da sciogliere ovvero: alla fine del mio percorso terrestre, molto spesso rifuggita ma qualche volta incoscientemente invocata, il mio progetto era quello di lasciare in eredità, non uno o più pargoli urlanti più o meno cresciuti, tanto meno soldi, case o automobili di sorta. Sarebbe bello lasciare una mia propria eredità artistica in campo letterario (mi piacerebbe anche in campo musicale ma, suvvia,  siamo realisti…) ma, lasciando da parte i sogni, sicuramente posso dare il mio contributo attraverso la produzione letteraria altrui sottoforma di una modesta quantità di libri che sono già indirizzati, fin d’ora, ad una piccola bibblioteca di paese intelligentemente gestita da persone assolutamente appassionate… ma… accoglieranno anche il formato elettronico??

In calce e senza retorica mando un pensiero silenzioso in Emilia Romagna e a Brindisi: non amo tradurre in parole i miei pensieri in merito, ciò non significa che io non ci pensi.

Like a fool I will crawl

Quando avevo da poco superato l’età dell’autoconsapevolezza avevo una triade sacra, tre personaggi che mi ispiravano, per diversi motivi: Ozzy Osbourne, Glenn Danzig e Henry Rollins. In un certo ambiente erano nomi piuttosto noti e tenuti in un certo qual riguardo. Per motivi diversi ognuno di questi tre, col tempo, ha finito per sparire gradualmente dalla circolazione.

Di Henry apprezzavo molto la visione del mondo, la voce inconfondibile, il carisma e l’ etica, costruiti in anni ed anni di vita realmente on-the-road (il suo primo gruppo, i Black Flag, fu tra i primi a girare gli USA, e non solo, totalmente slegato da un management, con un’organizzazione DIY, esperienza poi finita sul tragicomico libro “Get in the van”), il fatto che scrivesse anche molto bene, secondo il mio parere, queste e molte altre cose…. tra cui aver reclutato nella Rollins Band l’ex bassista dei Defunkt Melvin Gibbs (ha anche suonato su “The Big Gundown” di Zorn!) hanno fatto si che si ritagliasse un posto di riguardo nei miei pensieri.

Oggigiorno, gira il mondo arringando le folle con i suoi spoken word, praticamente dei monologhi a sfono politico/sociologico/umoristico, scrive libri (ha anche una casa editrice) e fino a poco fa aveva un suo show sulla televisione statunitense, oltre ad aver recitato in qualche film, tra i più famosi direi “Strade Perdute” di David Lynch e… “Sesso e fuga con l’ostaggio” con quel salutista di Charlie Sheen…

Tuttavia se ne scrivo è fondamentalmente perchè mi è ritornata in mente questa canzone e mi ci sono ritrovato in pieno:

Missione incompiuta

La strada per l’inferno è lastricata di buoni propositi. E’ lastricata ti tutte quelle volte nelle quali ci siamo ripromessi di non commettere ancora gli stessi errori. Come mattoni gialli, sulla strada per il mago di Oz, si accatastano esperienze che dovrebbero insegnarci tanto ma che, in realtà, non siamo capaci di tenere in conto al momento giusto. Come un serpente nero si distende innanzi una strada il cui asfalto si è mescolato con l’impossibilità di cambiare o, quanto meno, con l’elevata possibilità di stare male.

Dovrei essere meno ansioso, dovrei farmi meno paranoie, dovrei vivere meglio e preoccuparmi di meno, eliminare caffè e sigarette, farla finita con qualcuno o qualcosa… una formalità… o una questione di qualità!

Dovrei liberarmi di un pensiero fisso, dovrei far smettere di sanguinare certe ferite… ma non ho interruttori sentimentali (o emozionali) dentro di me che si possano speganere ed accendere a mio piacimento: come al solito la mia parte razionale ha capito tutto ma la mia parte emotiva si rifiuta di collaborare ed il mio equilibrio interiore va in pezzi al primo alito di vento, non si può vincere la mancanza con della semplice, rigorosa, logica… e mi ritrovo sulla solita vecchia strada…

“If you are going through hell, keep going” Winston Churchill

No, grazie

Grazie, no. Questo è un post contro il matrimonio: non mi serve, non serve, ha poco senso. L’unico senso possibile si ostinano a darglielo la chiesa e lo stato, due entità che hanno probabilmente una ragione di esistere, ma dalle quali non intendo farmi guidare. Prima di essere un cittadino o eventualmente (visto che sono agnostico) un credente, sono me stesso e se, in coscienza, mi sento di dissentire lo faccio.

Circa il sacramento religioso non mi pronuncio, giacchè è una questione di fede, se si ha la fede non serve ragionarci sopra, se si ha la fede si accettano i precetti istituzionali della fede e si va avanti. Ho un profondo rispetto della fede, ma non rientra nelle mie facoltà averne, sono abituato a riflettere, sono abituato a ragionare e tali abitudini mi hanno portato a dubitare dell’esistenza di Dio e a dubitare enormemente di più di chiunque dica di rappresentarlo su questa terra: sarei un enorme ipocrita a presentarmi, eventualmente, all’altare.

Per quanto concerne l’istituzione civile, trovo ingiusto che lo stato chieda a due persone di formalizzare i propri sentimenti: appartengono alla sfera del privato e, per quanto mi concerne, lì devono rimanere, non sopporto che per godere di determinati diritti civili (sacrosanti) ci si debba presentare di fronte ad un sindaco (o a un prete): i miei sentimenti sono miei e riguardano solo me e la persona alla quale eventualmente li dovessi rivolgere.

Non desidero essere frainteso però: nel corso del tempo ho avuto la (s)fortuna di innamorarmi un misero totale di due volte (si beh, non sono affatto un soggetto facile), in entrambi i casi avrei voluto trascorrere l’esistenza accanto quelle due persone, non ho mai avuto dubbi su questo, ma non mi ha nemmeno mai sfiorato il pensiero di chiedere alle (s)fortunate di sposarmi. Questo non è un post contro la monogamia, non è nemmeno un post di una persona cinica che non crede nei sentimenti e nel fatto che possano durare, questo è un post contro l’invadenza delle istituzioni: le vostre coreografie non mi riguardano!

Detto questo Kirsten Dunst è bellissima, Von Trier va preso con le molle e Morrisey invece ci va giù più pesante…

La quarta alternativa

La quarta alternativa è l’accettazione della realtà, la perdita della speranza.

Di fronte alla possibilità della distruzione della terra a causa di inquinamento e sconvolgimenti climatici, furono formulate tre alternative per il salvataggio della terra (rispettivamente: la diminuzione drastica della popolazione,il  rifugiarsi nel sottosuolo o la fuga su marte), mentre la quarta, mai esplicitata nel libro di Leslie Watkins “alternative 3”,  semplicemente consiste nell’accettare la catastrofe e lasciare che avvenga.

Di questo parlava Alternative4, disco degli Anathema del 1998, disco nel quale, apparentemente, abbandonano il lato oscuro, a partire dall’utilizzo di strumenti acustici e dalla voce pulita, per finire con la copertina assolutamente bianca, raffigurante l’angelo già apparso sulla copertina di Eternity, il disco precedente, ma immerso in un candore virginale e con le sembianze di un astronauta.

Eppure è il loro disco più tragico, è una ferita tenuta aperta da un divaricatore che non smette di sanguinare, è un grido di dolore, una voce spezzata dalla disperazione, una descrizione, istante per istante, di una discesa nel nostro abisso personale, è la cronaca della rassegnazione, che vanifica e ridicolizza ogni speranza.

Ed è così delicato, pulito, profondo, sentito e impossibile da eludere. Si serra sulla tua gola e stringe, fino a spremere ogni lacrima, dissotterrare ogni ricordo, denudando ogni lama di rasoio, illuminando ogni baratro, impietoso ed inesorabile.

Una colonna sonora perfetta.

It’s never ending and never surrendering

Sabato mattina, si soffoca dal caldo. Greve capo a peso morto sul cuscino e offuscati ricordi della serata precedente, ogni mattina mi sveglio e non mi sembra vero.

Apro una finestra con il sonno sulle palpebre piombate, la luce che entra nelle pupille come un lampo gremito di elettricità. Non un’ altra mattina su questa terra, su questa arida crosta di terra. Non un altra sera, spesa a rimanere appesi ad una speranza mal riposta. Non un altro sguardo sfuggevole. Non un’altra promessa non mantenuta. Non un’ altra compagnia vacua. Non un altro ostacolo da affrontare con la volontà a pezzi.

Ogni mattina mi sveglio e non mi sembra vero.

Esiste una sindrome per la quale ci si convince di essere morti e ci si convince a tal punto che alcune parti del corpo cominciano sul serio ad andare in putrefazione. Esiste una sindrome per la quale l’anima giace esausta e lo spirito comincia sul serio ad appassire.

Ogni mattina mi sveglio e non mi sembra vero.

Come può essere la mattina dopo un incontro perduto con la vita. Zigomi gonfi di sconfitta, arcate sopraccigliari squarciate dalla delusione. Labbra tumefatte dalla tristezza, mani contuse dall’impotenza. Denti scheggiati e costole incrinate.

Ogni mattina mi sveglio e non può essere vero.

…it’s never ending and never surrendering…

“The Great Divide”…che titolo profetico.

Nel 1992 mi accorsi (grazie a Mixo e Planet Rock) di una band californiana il cui nome nessuno sapeva ancora pronunciare: Kyuss …e fu amore a prima vista. A distanza di tempo oggi in molti li conoscono e, giustamente, li apprezzano, tanto che il cantante John Garcia ha rimesso in piedi un carrozzone chimato Kyuss lives! che porta in giro per il mondo una versione di quello che fu il gruppo, ovviamente senza il mastermind Josh Homme, giustamente troppo preso da un paio di cosucce come i Queens Of The Stone Age ed i Them Crooked Vultures…

Quando la band madre, quella vera, si divise rimasero in piedi i Queens Of The Stone Age da una parte (Olivieri, Hernandez, Homme) e, dopo alcuni progettini minori (i magnifici Slo-burn soprattutto), John Garcia diede vita agli Unida. Non riuscii mai a vedere i Kyuss, ma fortunatamente non mi sfuggì nè il primo tour dei Quotsa, nè quello degli Unida, sicchè riuscii a vedere praticamente tutti i componenti dei Kyuss (negli Unida militava anche un certo Scott Reeder, ex-Obsessed!) sia pure in separata sede.

Dopo uno split con gli stoners svedesi Beaver (“The Best Of Wayne-Gro”) ed un bellissimo esordio come “Copying With The Urban Coyote” (ovviamente su Man’s Ruin Records di Frank Kozik) che conteneva, a modesto avviso di chi scrive, una delle più belle canzoni stoner mai scritte ovvero la conclusiva “You Wish”, ai nostri sarebbe toccato il sacrosanto secondo lavoro, strameritato sul campo.

Purtroppo il disco (“The Great Divide”, “El Coyote”???) non vide mai la luce. Gli Unida si affiliarono alla American Records di Rick Rubin, la quale proprio in quei giorni stava ridiscutendo il proprio rapporto con la major di turno per la distribuzione, i mesi passavano e il disco non veniva mai pubblicato. Dopo un po’ salta fuori che  nessuno alla casa è più interessato al lavoro da cui cause legali, beghe e fastidi a non finire. La conseguenza è che, come era già successo agli Sleep, dopo essere stati esasperati, i soggetti perdono la voglia di lottare ed il disco esce solo su vinile come bootleg, mentre Garcia si prepara a lavorare con gli Hermano a tempo pieno.

Giorni fa, durante un tremendo flashback, mi ritorna questa storia in mente, vado su ebay e mi procuro un bootleg ad un prezzo accettabile, il pacco mi arriva e mi rifiondo indietro di dieci anni in un colpo solo.

Il lavoro è molto più diretto ed hard rock dell’esordio, il gruppo è molto più quadrato nella struttura delle canzoni, ha un po’ perso la sua caratteristica indole a “viaggiare” all’interno di una canzone, cosa che trovavo già affascinante nei Kyuss. Pazienza, il disco comunque funziona ed è veramente molto bello ed ispirato, niente affatto banale come un disco di hard rock potrebbe essere, insieme a “Beyond Good And Evil” dei Cult (John Garcia, tra l’altro, ricorda molto da vicino Ian Astbury in questo lavoro),  tranquillamente considerato una delle gemme nascoste dell’hard rock anni duemila. Mette un po’ di tristezza pensare che ora Garcia sia “costretto” a tour nostalgici per sbarcare il lunario, mentre chissà dove sarebbero potuti arrivare gli Unida…

Fuori contesto

Ed ogni tanto tuttavia qualcosa si muove in questa landa desolata. Ovviamente io non c’entro nulla qui, non c’entro nulla con la musica “organica”, sono lontano anni luce da questo genere d’espressioni musicali. Tuttavia, conscio dei miei limiti intrinseci, non è detto che non possa provare rispetto e trasporto nei confronti di generei musicali assolutamente distanti da me. Soprattutto se conservo con uno dei due musicisti dei bei ricordi legati soprattutto all’attività extrascolastica quando, in età di scuola elementare, venne a dare delle lezioni musicali a noi pargoli.

Solo dopo venni a sapere che il suddetto Jayadeva (Gian Piero Pramaggiore) aveva un passato di tutto rispetto (collaborazione con Don Cherry!) ed era un ottimo strumentista. Da allora cerco sempre di segurlo quando performa nella mia città, che poi è anche la sua.

Questa volta ha organizzato un workshop per musicisti con David Ornette Cherry (il cognome non è casuale) in città, esperienza che è sfociata in una bella esibizione, nell’auditorium del mio ex-ateneo ieri sera.

Uno strano effeto ripassare in quelle aule e, in particolare quella in cui mi sono laureato, tuttavia la musica ha il potere di trasformare le cose, di donare un’aura nuova agli ambienti. L’atmosfera è molto raccolta, il clima, forse a causa di un’impostazione ancora invernale, è torrido all’ interno.

David è un personaggio, solare, ilare molto positvo ed appare assolutamente in armonia con l’ambiente e l’esibizione appare assolutamente ispirata e coinvolgente. Probabilmente non avrò mai la sensibilità (e la competenza) per assimilare appieno ciò che i due musicisti hanno lasciato fluire all’esterno, tuttavia è come se all’uscita fossi diventato più leggero ed ispirato.

Adesso un po’ di storia:

a band a day.

www.daily.band

Doom Charts

A one-stop shop for the best new heavy albums in the world

Nine Circles

We, The Blog

Sugli Anelli di Saturno

Camminare attorno al tuo pianeta

Shoegaze Blog

Punk per gente introversa

Less Talk.More Rock

ON THE SCENE SINCE 1994

miss mephistopheles

Satan Is A Lady

Head-Banger Reviews

Daily Reviews for the Global Domination of Metal and Rock Music

Un Italiano in Svezia

Le avventure di un emigrato

Drive In Magazine

International Arts Magazine

rockvlto

be rock be cvlt

Il Raglio del Mulo

Raccolta disordinata di interviste

neuroni

non so chi abbia bisogno di leggerlo

10.000 Dischi

I dischi sono tutti belli, basta saper coglierne gli aspetti positivi

Blast Off

How heavy metal reached the peak of its stupidity with me

Psychonly - ascolti, letture, visioni

Psychonly (... but not only psych)

Sull'amaca blog

Un posto per stare, leggere, ascoltare, guardare, viaggiare, ricordare e forse sognare.

Note In Lettere

Note in lettere, per l'appunto.

Blog Thrower

Peluria ovunque, ma non sulla lingua

Layla & The Music Oddity

Not only a music blog

.:alekosoul:.

Just another wanderer on the road to nowhere

Stregherie

“Quando siamo calmi e pieni di saggezza, ci accorgiamo che solo le cose nobili e grandi hanno un’esistenza assoluta e duratura, mentre le piccole paure e i piccoli pensieri sono solo l’ombra della realtà.” (H. D. Thoreau)

dirimpa.wordpress.com/

pensieri sparsi di una coccinella felice

Polimiosite: nome in codice RM0020.

La polimiosite è una malattia muscolare rara ancora poco conosciuta. Aiutami a informare e sostenere chi ne è affetto!!!

BASTONATE

Still Uncompromising Blog

metalshock.wordpress.com/

Brothers of metal together again

Words and Music

Michael Anthony's official blog and book site

Fumettologicamente

Frammenti di un discorso sul Fumetto. Un blog di Matteo Stefanelli

Appreciation of Trevor Dunn

Appreciation of Trevor Roy Dunn, composer, bass and double bass player extraordinaire.

Briciolanellatte Weblog

Navigare con attenzione, il Blog si sbriciola facilmente

laglorificazionedelleprugne

perché scrivere è anche questo

ages of rock

Recensioni e pensieri sulla Musica Rock di tutti i tempi

Fuochi Anarchici

Fuoco fatuo, che arde senza tregua. Inutile tentare di estinguermi o di alimentarmi, torno sempre me stessa.

fardrock.wordpress.com/

Ovvero: La casa piena di dischi - Webzine di canzonette e affini scritta da Joyello Triolo

Everyday life in the North Cape & North of Norway

Amazing adventures waiting to be discovered