-Alice In Chains: Se vi è piaciuta la ribollita (o la minestra riscaldata?) del nuovo corso, palesatasi nel 2008, adesso potete stare tranquilli, perché verrà dato un seguito al prodotto in questione. Con tutto lo scetticismo del caso, la canzone non sembra neppure male:
-Kvelertak: Personalmente fra i gruppi più interessanti della passata decade, ci hanno messo un attimo ma adesso pare che il nuovo lavoro sia in dirittura di arrivo (si parla del marzo prossimo) ecco un esempio dal vivo:
-Dulcis in fundo pare anche che sia la volta buona per il nuovo lavoro dei fondamentali tool, ovviamente nessuno ne sa niente, però così parrebbe. Incrociamo tutto l’incrociabile.
Il mondo aveva proprio bisogno di un nuovo gruppo stoner? Onestamente non credo. A meno che questo gruppo sia in grado di riempire l’etere con suoni pieni ed avvolgenti, non privi di una certa personalità e, per questo, in grado di coinvolgere. Il brano tratto dal fondamentale “Riget” di Lars Von Trier (non me ne vogliano i Danesi) introduce perfettamente il gruppo scandinavo: “Svezia, scolpita nel granito” ed il nostro duo chitarra/batteria, due titani, come recita il titolo del loro esordio appena uscito, sembra esattamente provenire dal magma vulcanico che origina la roccia.
Una saturazione sonora raggiunta attraverso amplificazione fieramente valvolare, un dinamismo viscoso fluisce in continuo, lento ed inesorabile, questo sono i Galvano. Una compagine in grado di accogliere la fluidità dei Mastodon e la grevità dei Melvins più pesanti, all’interno di un suono organico e determinato a mettervi al tappeto con la sua imponente avanzata. Lo sguardo severo dei titani si poserà su di voi e vi opprimerà senza tregua, ma chi ha detto che ciò sia spiacevole?
Una strana icona a forma di coppa nelle notifiche mi avvertiva ieri che la versione seconda del presente blog compiva un anno di vita. Ho ripreso a scrivere dopo che avevo bellamente abbandonato a se stessa la precedente versione del medesimo, l’anno precedente, per dedicarmi a forme più immediate e personali di comunicazione, che comunque, ho scoperto, non fanno per me.
Ho ripreso a scrivere in un momento di sconforto pesante. Ed è stato un po’ come tornare a casa, ed il fatto che qualcuno venisse a salutarmi con una semplice visita o un commento, un regalo inaspettato e per questo molto più apprezzato di quello che ho lasciato trasparire. Sono fatto così, non do a vedere certe cose ma non significa che non apprezzi. In genere ho qualche problema con le altre persone e sono guardingo e diffidente, ma mi auguro non al punto tale da non capire e provare gratitudine per le cose belle che mi sono venute dalla compilazione di queste pagine, ma soprattutto dalla partecipazione esterna alle medesime. Gli anniversari non contano, sono solo scuse per raccogliere le idee e abbracciare chi va abbracciato, coi pensieri, se non fisicamente.
Stranamente ho voglia di provare un minimo di speranza per il futuro. In pesante controtendenza con me stesso e col mondo esterno. In faccia all’inquietudine che in queste ore ho volutamente lasciato alla porta. Ed è senz’altro perché c’è qualcosa di bello e nuovo all’orizzonte, non perché senta lo stereotipato momento di plastica che il mondo si appresta a vivere. C’è un mondo nuovo ed una speranza appena nata, come direbbe Guccini e non voglio soffocarla con le ansie e le paure, voglio nutrirla con quel poco calore che tenevo nascosto nel profondo di me stesso. Ed auguro a tutti esattamente la stessa cosa prima di rimettermi la maschera di cinismo e misantropia, che do in pasto al mondo ogni giorno. Prima di riformare la crosta di intransigenza su di me ho respirato profondamente l’aria limpida di questa mattina.
Rocket engines burning fuel so fast
Up into the night sky they blast
Through the universe the engines whine
Could it be the end of man and time
Back on earth the flame of life burns low
Everywhere is misery and woe
Pollution kills the air, the land and sea
Man prepares to meet his destiny
Rocket engines burning fuel so fast
Up into the night sky so vast
Burning metal through the atmosphere
Earth remains in worry, hate and fear
With the hateful battles raging on
Rockets flying to the glowing sun
Through the empires of eternal void
Freedom from the final suicide
Freedom fighters sent out to the sun
Escape from brainwashed minds and pollution.
Leave the earth to all its sin and hate
Find another world where freedom waits.
Past the stars in fields of ancient void
Through the shields of darkness where they find
Love upon a land a world unknown
Where the sons of freedom make their home
Leave the earth to satan and his slaves
Leave them to their future in the grave
Make a home where love is there to stay
If you’re gonna die, die with the ‘Sabs in your ears!!!
I giri in scooter sono una delle poche cose che si salva dell’estate. Combattere l’afa con l’aria che ti sferza la faccia, le gambe e le mani. Guardare il calore alzarsi verso l’alto, ed il cielo che non sarà mai così limpido come era d’inverno e porta con sé la nostalgia per la stagione di stellate fulgide. La puzza della benzina, i pneumatici appiccicati all’asfalto, il fanale tondo e acceso. I volti e le auto che sfrecciano di lato e tu che sei molto più vicino rispetto a quando passi in automobile, eppure non possono toccarti.
In scooter si è abbastanza nudi, se si ha un incidente si cade sulle braccia, sulle gambe sulla testa. Escoriazioni e ossa rotte, ferite e vestiti lacerati. Un’ automobile si chiude su di te. Ti abbraccia fino a stritolarti. Non mi serve il rombo e la potenza di una moto vera, il brivido della velocità… voglio poter osservare le cose attorno, non voglio vestirmi in tuta di pelle e caschi costosi cerco di essere quello che sono anche una volta sceso dalle due ruote.
Ed alcune volte, per qualcuno, tutto questo si trasforma in poesia. Benché spezzata da un popolo che dedica ad un poeta uno squallido monumento in mezzo all’erba alta.
Chiariamo subito un punto: non sono contro il canone Rai, così come non sono contro le imposte in senso assoluto. Tuttavia a volte mi chiedo il motivo, la destinazione e soprattutto l’uso che si fa dei tributi. Il canone è un tributo e, a quanto dicono, va pagato: non so se sia una tassa sulle emissioni nell’etere o a cosa si riferisca, so che a tributo corrisposto dovrebbecorrispondere un servizio erogato. Sì lo so è un vecchio discorso ma qui appaiono delle sfumature ulteriori, la domanda è “perché pagare una tassa se nemmeno si può usufruire del servizio?”. La Rai si vanta di avere un’infinità di canali, ma personalmente alcuni da me non si sono mai visti (Rai 5, Rai Storia, i canali in HD) altri traballano paurosamente (Rai 4 e Rai Movie… e si possono immaginare imprecazioni assortite quando uno comincia a vedere un film senza riuscire a vederne la fine) e altri ancora sono inutili (Rai preminum) o fuori target (quelli per i bambini) ma, come se tutto il resto non bastasse, ieri sera… Bang! Non si vedono più i primi tre canali, dico, stiamo scherzando?? Voi ed il maledetto (ed obsoleto) digitale terrestre vi rendete conto che ci obbligate a pagare per una cosa della quale non possiamo usufruire??? Visto il paese in cui vivo non c’è nulla da stupirsi, ma c’è, ancora una volta, molto da indignarsi. Ovviamente cercando di non pensare che, coi miei soldi mantengo orrendi carrozzoni come sanremo e miss italia, programmi tristi e inguardabili come porta a porta o telecamere, per non parlare di alcuni personaggi poco meritevoli e strapagati…
Did you fall into that raven night With sigh and woe and lonely path ?
This song is for the demons That haunted you in those loveless lonely nights And for the shadows that stained your soul For the echoes of your loss This song is for your forgiveness For the sadness they knifed in your heart For the road that lies ahead With fear and hope, loss and salvation
Did you wake with a sigh and not a smile, did you ? Did you hear the ravens woe in this exaulted night ? This very night
This song is for the demons That haunted me in those loveless lonely nights And for the shadows that stained my soul For the echoes of my loss This song is for my forgiveness For the sadness they knifed in my heart For the road that lies ahead With fear and hope, loss and salvation
La fretta nel buttare giù l’elenco di ieri è stata, comprensibilmente, foriera di incompiutezza, era fisiologico. Quindi senza pretendere di essere esaustivi in senso assoluto ecco rapidamente altri esempi di sottogeneri nel metal con relativa breve descrizione e disco segnalato:
Hair Metal: Cotonati anni 80 (Poison: “Open up and say ahhh!” su segnalazione di Scribacchina)
Viking Metal: Odino che mischia epic e black metal (Bathory: “Blood Fire Death”)
Symphonic Black Metal: Black metal con archi e tastiere (Emperor: “IX Equilibrium”)
Crust Punk: Punk anarco-oscuro (Amebix: “Arise!”)
Brutal Death Metal: Veloce, gutturale e… brutale (Morbid Angel: “Altars of madness”)
Death’n’roll: Rock’n’roll pesante e gutturale (Carcass: “Swansong”)
Melodic Death Metal: Death metal allungato con heavy metal britannico anni ’80 (At The Gates: “Slaughter of the soul”)
Technical Death Metal: Veloce aggressivo e intricato (Death: “Human”)
Drone: Lento fino allo sfinimento e iperamplificato (Sunn 0))): “The grimrobe demos”)
Funk Metal: Ibrido (Primus: “Frizzle fry”)
Gothic Metal: Oscuro e sentimentale (Type 0 Negative: “Bloody kisses”)
Grindcore: Iperveloce, brutale e caotico (Napalm Death: “Scum”)
Grindcore seconda ondata: Iperveloce, brutale, spietato e preciso (Nasum: “Helvete”)
Goregrind: Iperveloce, brutale, chirurgico e putrefatto (Carcass: “Reek of putrefaction”)
Groove Metal: Thrash con accordature ribassate (Pantera:”Vulgar display of power”)
Metalcore: Accordature ribassate e “Breakdowns” (Earth Crisis: “Gomorrah seasons end”)
Nu Metal: Disturbato e ribassato (Korn: “Life is peachy”)
Power Metal: Melodico ed epico (Halloween: “Keeper of the seven keys 1,2”)
Progressive Metal: Tecnico e melodico (Queensrÿche: “Operation: mindcrime”)
Rap Metal: Arrabbiato e… rappato (Rage Against The Machine: “Rage against the machine”)
Speed Metal: Veloce e minimale (Mötorhead: “Ace of spades”)
Magari noi altri rozzi pseudo-metalmeccanici avessimo in dono della sintesi di uno dei maggiori esponenti della musica del ventesimo secolo* che ebbe a dividere la musica in due semplici categorie: quella buona e quella cattiva. No, non si può non è possibile, non ci riusciremmo mai… magari hanno ragione quelli che si riferiscono alla nostra musica come semplice rumore: si fa assai prima. Però orientarsi in un tale scenario pieno di sottogeneri può diventare complicato: a tale proposito Xerosignal2 vi semplifica il compito, rapide definizioni un disco di riferimento, una sfida contro il dogma e contro il tempo…
Heavy metal classico: è quello classico! (Iron maiden: “The number of the beast”)
Hard Rock: è il rock duro! (Deep purple: “In rock”)
Heavy metal epico: come quello classico con guerre ed elfi (Blind guardian: “Somewhere far beyond”)
Thrash metal: veloce con la voce pulita (Slayer: “Reign in blood”)
Death Metal: veloce con la voce gutturale (Entombed: “Left hand path”)
Doom Metal: lento (Candlemass: “Epicus doomicus metallicus”)
Death Doom Metal: lento e cavernoso (Winter: “Into darkness”)
Funeral Doom: lento, cavernoso e con le tastiere (Skepticism: “Lead and aether”)
Black metal: veloce, satanico ed urlato (Mayhem: “De mysteriis dom sathanas”)
Sludge: lento e sudista (Eye hate god: “In the name of suffering”)
Punk Rock: Non sanno quello che vogliono ma sanno come ottenerlo (Ramones: “Ramones”)
Hardcore Punk: Sanno quello che vogliono ma non sanno come ottenerlo (Discharge: “Hear nothing see nothing say nothing”)
Industrial: Elettronici (Nine Inch Nails: “The downward spiral”)
Stoner: Annebbiato e greve (Kyuss: “Blues for the red sun”)
Glam: Sbarluccicante (Kiss: “Kiss”)
Shock Rock: Inquietante e teatrale (Alice Cooper: “Welcome to my nightmare”)
Alternative Metal: Nessuno dei suddetti negli anni novanta (Helmet: “Betty”)
Ci sono poi gruppi che fanno genere a se’: Black Sabbath, Led Zeppelin, Motorhead, Melvins, Tool, Neurosis, Bathory, Celtic Frost… ma alla fine penso che, alla fine renderò omaggio all’ autore della citazione superiore*:
“Quando siamo calmi e pieni di saggezza, ci accorgiamo che solo le cose nobili e grandi hanno un’esistenza assoluta e duratura, mentre le piccole paure e i piccoli pensieri sono solo l’ombra della realtà.” (H. D. Thoreau)