“What frequency are you getting?

Refused
Refused

…Is it noise or sweet sweet music?”

Ho bellamente ignorato i Refused fino al 2004, nonostante il loro capolavoro “The shape of punk to come” (titolo che omaggia Ornette Coleman) fosse già uscito da 6 anni e fosse riconosciuto da più parti come un lavoro di assoluto valore. A volte capita che tralasci volutamente, o quasi, un disco o un gruppo -mi ricordo che successe anche con “Killers” degli Iron Maiden o con “The Ultimate Sin di Ozzy- con il risultato che, quando poi ti si accende la lampadina, o hai dei soldi da investire in supporti ottici o vinilici, il disco in questione ti investe con una veemenza ancora più incontrollabile.

Ed è questo il caso: il disco mi si para davanti in un negozio, abbastanza megastore, di Chester in Inghilterra e ricordo distintamente che pensai: ecco adesso è il caso di ascoltarlo. Una folgorazione. Il disco sembrava esattamente la ventata d’aria fresca della quale un genere come l’HC, ma anche il punk in generale, avevano assolutamente bisogno. Personali, ispirati e dannatamente concreti nella loro lucida ribellione… e sembra assurdo che siano degli Svedesi di Umeå, una cittadina che sembra lontana da tutto, a mostrare una simile rabbia canalizzata perfettamente nell’etica inviolabile che li caratterizza e anche nella loro proposta musicale.

La Svezia sembra uno dei posti più civili del mondo ma, magari, proprio vivendo in mezzo a tale e tanta socialdemocrazia funzionante magari ci si rende conto di quanta strada ci sia ancora da fare, piuttosto che di quella già percorsa sul sentiero dell’integrazione e della giustizia sociale. Perché anche dal punto di vista dell’impegno, non si tirano certo indietro, riprendendo tutta una serie di temi già proprie di gruppi come Crass, Discharge, Minor Threat o Black Flag, resi naturalmente alla loro maniera e anche con una buona dose di autoironia, come quando scimmiottano la deriva italiana della musica house facendo introdurre un loro brano ad uno stralunato dj di un’ ipotetica radio sole energia. Oltre a questo, nel disco, si notano diverse aperture inconsuete quanto riuscite nei confronti di inserti elettronici o di strumenti non proprio convenzionali come contrabbasso e violoncello.

Con il senno di poi, va detto che passato l’entusiasmo del primo momento, le influenze hanno finito per palesarsi, ma sono comunque assolutamente nobili se pensiamo che il gruppo di riferimento è la creatura di Ian McKaye e Guy Picciotto, ovvero una delle più convincenti compagini del post-HC di Washington DC: i Fugazi, f***ked up situation. Poco dopo l’incisione del loro disco, nella migliore tradizione, il gruppo si scioglie, senza che i membri restino inattivi: Dennis Lyxzén da vita ai The (International) Noise Conspiracy e gli altri ai TEXT. Ed io, con sei anni di ritardo, mi aggiravo sullo storico selciato della capitale del Cheshire urlando “Can I Scream!?” e, probabilmente, facendomi prendere per pazzo dai passanti… tuttora mi esalta fare cose del genere!

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=wQFX6NP8s3E] [youtube http://www.youtube.com/watch?v=cAVhec3SRJg] [youtube http://www.youtube.com/watch?v=m3AoiVMQqX4&feature=endscreen&NR=1]

Casca ancora, insano sonno!

Come ti capisco, Charlie!
Come ti capisco, Charlie!

Quando aspetti il sonno ed il sonno non arriva, le dimensioni della stanza si allargano a dismisura nel buio, le coperte non appaiono più tanto accoglienti, ti scopri con gli occhi aperti a fissare le tenebre ed i pensieri si raggrumano in ansia, nervoso  ed impotenza. Difficilmente ti sei sentito più solo.

Ma tutto questo lo sapevo già, ora si è aggiunta una nuova componente: la nausea. Quando si è fatta l’ora del sonno mi viene la nausea per quell’oblio momentaneo, mi assale il desiderio di non ritrovarmi ad imbottire le lenzuola, come i bambini che fanno i capricci prima della nanna, ma in versione adulta e, forse, più consapevole. Non è un rifiuto del sonno, perché di dormire abbiamo tutti bisogno, ma proprio di trovarsi lì in quel momento e di aspettare al buio che il maledetto arrivi… il disagio di stendersi ed attenedere, l’impossibilità di potersi rilassare e liberare la mente dei pensieri che, un tempo ti cullavano verso il sonno, ed ora ti tengono clamorosamente vigile. Qualcosa di difficilmente spiegabile a chi non abbia mai avuto sensazioni del genere, quindi anche a te stesso.

E la notte prosegue la sua marcia silenziosa, mentre tu rimani immobile. Suoni indefiniti che echeggiano nell’assenza di luce, illuminazioni lontane che sbirciano tra gli scuri, gatti che ululano come neonati innaturali e vento che scuote i rami ancora spogli. E vorresti scricchiolare come questa canzone:

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=OKRJfIPiJGY]

Buona notte a voi, le attese sono squarci dolorosi su una tela e dietro appena una velina, ma nera ed impenetrabile.

Degli effetti benefici del fumo

Ecco, non prendetemi in parola: ogni anno il tabagismo fa più vittime degli incidenti stradali, il fumo nuoce gravemente alla salute e causa malattie cardiovascolari ed ictus, sì lo so. Negli USA dove il vizio del fumo è stato incoraggiato e caldeggiato per anni, oggi non si vede quasi più nessuno affumicare la gente, in Norvegia, l’ultima volta che ci sono stato, un pacchetto costava intorno agli 11 € ed era addirittura vietato fumare facendo la coda all’esterno di un museo, adesso sono perfino arrivati dei surrogati elettrici per tentare di contenere il fatidico vizio. Io però sono riuscito a trovargli un lato positivo, almeno uno. Da buon amante delle voci cavernose e grevi è inutile ritenere che le sigarette non abbiano avuto una parte rilevante nel modificare il timbro di alcuni cantanti le cui ugole puzzano assolutamente come un posacenere.

Cosa sarebbe di Tom Waits, se non se ne fosse mai accesa una? E’ assolutamente innegabile che le bionde abbiano giocato un ruolo determinante nel conferirgli il suo caratteristico timbro vissuto e pieno di fascino, sicuramente ci saranno di mezzo anche whiskey, caffè ed altre innominabili sostanze eppure il catrame c’è e si sente tutto:

Che dire di Ian Fraser Kilmister, in arte Lemmy, senza il fido pacchetto di nazionali senza filtro nella tasca del giubbotto di jeans? La voce più impastata e catarrosa del mondo sarebbe potuta esistere senza il prodotto di qualche piantagione del South Virgina? la risposta è clamorosamente no.

Infine metterei Mark Lanegan: l’ex cantante degli Screaming Trees è un altro che deve molto alla fatidica pianta al centro di mille discussioni e di ancora più pesanti interessi sul campo internazionale. Eppure gli effetti sul suo timbro sono assolutamente tangibili, e quegli stessi effetti la rendono anche così piena di magnetismo e calore, come si fa a vietargli di fumare?

Nonostante tutto questo, non è il caso di far arricchire squallide multinazionali a scapito della salute. Anche perché sono solo tre casi su tutto il pianeta!

Giornata mondiale della poesia

Non crediate, nemmeno per un momento, che le ricorrenze abbiano una qualche importanza. La poesia è sempre stata qui, è sempre stata dentro di me e dentro di voi, basta saperla leggere, basta accoglierla in noi con un gesto di femminile amorevole cura. Farsi investire dalle parole e penetrare da esse, non ridurle ad un freddo susseguirsi di simboli tipografici, per quanto pieni di fascino. La poesia va oltre le parole, oltre le persone, oltre il tempo… è un linguaggio al di sopra del linguaggio, una mano che stringe e riscalda l’anima. Se credete alle coincidenze, oggi mi è venuta sotto mano questa: l’autore è Dylan Thomas poeta gallese, terra alla quale sono molto legato.

QUI IN PRIMAVERA 

Qui in primavera,le stelle navigano il vuoto;
Qui nell'inverno ornamentale
Il nudo cielo viene giu' a rovesci ;
L'estate seppellisce l'uccello nato in primavera.
I simboli provengono dal lento costeggiare dell'anno.
Le rive di quattro stagioni,
Fuochi di tre stagioni insegnano in autunno
E note di quattro uccelli.

Dovrei distinguere l'estate dagli alberi, i vermi,
se lo fanno,narrano le tempeste dell'inverno
o il funerale del sole ;
Dovrei imparare la primavera dal canto del cuculo
e la lumaca mi dovrebbe imparare distruzione.
Un verme racconta l'estate meglio dell'orologio,
la lumaca e' un vivente calendario di giorni ;
che cosa mi dira' se un insetto senza tempo 
dice che il mondo lentamente si consuma ?

Statua di Dylan Thomas a Swansea

Alla memoria del poeta (che non è mai riuscito a terminare un libretto d’opera per lui) Igor Stravinskij ha dedicato questa:

 

Il lasciapassare A38

Al solo pensiero di una mattinata passata tra le braccia della burocrazia non mi sono addormentato esattamente tranquillo, nonostante la serata tra amici e qualche bicchierino di troppo. Avevo ragione, ma uno ci spera sempre, che per una qualche incredibile combinazione, tutto fili liscio e la mattinata, già da tempo destinata alla risoluzione di chissà quale intoppo burocratico, sia sufficiente a togliersi il pensiero.

Nell’ultimo periodo le hanno tentate tutte, dall’autocertificazione allo sportello unico, per non parlare di siti governativi ben lungi dal funzionare o uffici dagli orari impossibili. Non c’è verso: la cara e vecchia fila in stile vetero-sovietico difficilmente sarà mai soppiantata con successo. Ma non è tutto, perché spesso si devono fare più file: una per pagare, una per chiedere un modulo, una per capire come compilarlo, un’altra per inoltrarlo. E li vedi lì, gli altri disgraziati, sbuffare ed inveire, agitarsi e supplicare. Chi gioca col cellulare, chi guarda il soffitto, chi si rassegna sconsolato, chi reprime infruttuosamente la rabbia, chi studia le persone… molto più rari quelli che, bontà loro, si sono portati dei libri da casa, salvo che leggere sarebbe molto più comodo nella propria dimora!

Tutto questo senza avere poi molte garanzie che tutto vada a buon fine, per non parlare di essere assolutamente allo scuro di quale misteriosa fine il destino riservi al frutto dei tuoi sacrifici lavorativi, l’ esperienza insegna che, ad approfondire, di solito l’unico a rimetterci è il tuo stesso fegato. Il lato comico è che ti fanno mille difficoltà anche se i soldi devi versarli tu, invece che farteli rimborsare!

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=V-SxO8ZgH3o]

19 marzo 1982

Randy Rhioads(06/12/1956-19/03/1982)
Randy Rhoads
(06/12/1956-19/03/1982)

Sento da un po’, una vocina ripetermi che questo blog sta diventando sempre di più music-addicted (del resto io sono music-addicted, che diavolo!), adesso la stessa vocina potrebbe anche iniziare a fare gli scongiuri visto che dopo Clive Burr, oggi voglio parlare di un grande chitarrista che ha lasciato questa terra 31 anni fa oggi. E dirò di più, lo voglio fare in tributo alla sua bella personalità e a tutte le meravigliose sensazioni che mi ha trasmesso nei due primi album di Ozzy Osbourne.

Si tratta del grandissimo Randall William Rhoads, che, dopo una breve carriera con altri artisti (su tutti i Quiet Riot), approdò alla corte del Madman per registrare solo due dischi, che però lo proiettarono direttamente nel gotha dell’heavy metal: si tratta di “Blizzard Of Ozz” (1980) e “Diary Of A Madman” (1981). Come sia possibile lasciare un segno indelebile nella storia della musica pesante con solo due dischi è una cosa che si può capire solo ascoltandoli. Sarà suggestione, sarà enfasi, sarà quello che volete ma a me le sue note fanno ancora rizzare i peli sulle braccia e quando sentii Joe Holmes (chitarrista di Ozzy nella seconda metà degli anni ’90) rifare “Mr. Crowley” esattamente uguale al suo maestro avevo le lacrime agli occhi.

Non ne capisco molto di tecnica chitarristica, non ne so un granché di scale e di assoli, eppure a me Randy fa esattamente questo effetto: pizzica una qualche remota corda nella mia interiorità e mi fa vibrare esattamente come farebbe con una les paul. I dischi registrati con Ozzy sono ancora oggi tra i pochi in grado di rifarmi spuntare il sorriso quando ho il morale a terra, sono pieni (almeno per me) di energia e di voglia di vivere; dei veri e propri luoghi nei quali rifugiarmi quando inizio a vacillare verso il pessimismo e verso tutto quello che comporta.

La sua dipartita è ancora più tragica perché assurda nello svolgimento: è un inaccettabile scherzo degli eventi, una insopportabile tragedia in termini eppure, 31 anni dopo, è ancora decisamente reale e tangibile nella sua ineludibile assenza di senso. Difficilmente basteranno queste poche righe per rendergli onore come merita, ma sono bastate quelle poche note a fargli guadagnare un posto unico ed insostituibile in me. Grazie Randy!

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=ZcoweoZ6jpM]

Clutch Rocks!

Neil Fallon
Neil Fallon

Neil Fallon possiede la barba più famosa dell’ hard rock. Se la perdesse che ne sarebbe di lui? Sarebbe come Sansone senza capelli? Come Linus senza la sua coperta? Come Oloferne senza collo?? Qualche anno fa intitolò una canzone dei suoi Clutch “Burning Beard” e tutti quanti si preoccuparono.

No dai, la barba è ignifuga e la sua attitudine inossidabile. I Clutch, sono reali, concreti e genuini la classica compagine cui si dovrebbe fare riferimento quando si tratta di attitudine, quando si tratta di rock fatto con l’anima e indipendente. Fin dal lontano 1993 (osti, son vent’anni!), anno in cui uscì il loro primo lavoro quello che colpisce del gruppo del Maryland è la loro attitudine genuina e legata a doppio filo con un indomito spirito rock, nel senso più granitico del termine, senza conoscere significative battute d’arresto, nemmeno per l’spirazione. Il loro nuovo e trascinante lavoro si chiama, non a caso, “Earth Rocker” ed è un’ ennesima riconferma del loro incendiario potenziale, se possibile con una scossa di adrenalina in più del solito.

Il grande spirito del rock è vivo più che mai!!

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=qWXzLZSNkDI]

Everybody get the message???

Clive Burr

Dave Murray, Clive Burr, Paul Di' Anno, Steve Harris, Adrian Smith e Eddie
Dave Murray, Clive Burr, Paul Di’ Anno, Steve Harris, Adrian Smith e Eddie

C’è chi pensa che il primo album dei Litfiba sia El Diablo, chi ritiene che China Girl sia unicamente una canzone di David Bowie e chi è sicuro che Nicko Mc Brain sia stato l’unico batterista degli Iron Maiden. Non è così: nei primi tre lavori del gruppo albionico sedeva Clive Burr dietro al drum-kit, ha dunque posto la sua firma anche su tre dischi che, in qualche modo, sono stati una tappa fondamentale non solo per i Maiden, ma un po’ per tutto il genere musicale, soprattutto se consideriamo quel coacervo di classici che è “The Number Of The Beast”, forse il loro disco più famoso in assoluto. A quel tempo (e siamo nei primi anni ’80) il punk era appena collassato su se stesso lasciando pericolosi strascichi sulla produzione musicale dell’epoca, non per niente il primo disco omonimo degli Iron risente ancora parecchio dell’irruenza di quel periodo, nel secondo riuscirono a rendere la loro proposta più articolata pur non perdendo in ruvidezza grazie all’ugola di Paul Di’Anno (ah no, non c’è sempre stato Dickinson alla voce), mentre nel terzo, con l’arrivo di un talentuoso cantante, spiccano definitivamente il volo raggiungendo una solida stabilità in termini di successo e di stile musicale. In mezzo a queste tre tappe si è ritagliato il suo spazio Clive, che martedì scorso è mancato alla prematura età di 56 anni, dopo una travagliata battaglia con la sclerosi multipla che da tempo lo affliggeva. Mi unisco alle condoglianze ed all’affetto che in questi giorni paiono aver avvolto la sua memoria sulla rete. Grazie di tutto Clive!

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=GD5gxt5G4w0]

Sentire quella ragazza che urla “Bravo!” durante il suo assolo mette i brividi!

Come ho fatto a non pensarci prima?

Ad un certo punto i primi sette pulsanti sul telecomando sembravano non cambiare affatto canale: dappertutto c’erano camini fumanti e gente festante per un motivo incomprensibile. Sembrava di assistere ad una sorta di follia collettiva, tipo quella generata da  Orson Welles con “La guerra dei mondi” il 30 ottobre 1938… tutti paralizzati a guardare un camino fumare!

Allora, superando il numero 7, verso il 21 mi sintonizzo su una guerra intergalattica, poi sul 24 c’era una guerra tra aerei, mentre sul 22 ho trovato la soluzione:

Ecco, ci voleva l’ A-team! “Se avete un problema che nessuno riesce a risolvere e se riuscite a contattarli, forse potrete ingaggiare il famoso A-team”!!! Io il problema ce l’ho: vivo in un paese laico assediato da uno stato religioso, che facciamo Hannibal? Qual’è il piano? Ah no scusa adesso incomincia Hazzard! Andiamo a farci un goccio al Boar’s Nest, magari c’è pure un concertino…

Tanto certe cose sono e rimarranno immutabili, nonostante l’ A-team… che tristezza! Non vado matto per i piani malriusciti!!!

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