Mese: agosto 2014
Experience
“Insomma puoi essere la persona più dolce ed amorevole del mondo, ma nel profondo nacondi comunque cose brutte ed oscure. Io tiro fuori le mie sul palco, così nessuno si fa male. Anzi, per quello che ne so fa bene al pubblico. Lo spingiamo a espellere ogni residuo di violenza dal corpo. Soprattutto attraverso il ritmo e le sensazioni, piuttosto che la melodia. In un certo senso la nostra musica può essere violenta quanto basta per liberare la violenza della gente. Si tratta di una violenza di seta, diversa dalla violenza che si può esprimere picchiando qualcuno.”
Un giorno mi sono messo a leggere Jimi Hendrix, a leggere e non ad ascoltare. Con la musica sapeva parlare meglio che con le parole, eppure non riusciva a smettere di scrivere. Ovunque. A scuola proprio non ce la faceva. Nemmeno con l’esercito ha funzionato. Con la chitarra sì. Beato lui e beati noi, chissà dove saremmo tutti se non ci avesse nemmeno provato.
Spesso è senza prosa, scrive terra-terra poi volti pagina e ti fulmina, con frasi come quella lì sopra. Musica e violenza. Un diverso tipo di musica e un diverso tipo di violenza. Com’è che nessuno ci aveva mai pensato prima? Il mondo aveva proprio bisogno di Jimi Hendrix.
Boredom has come to town
Ad una certa età non saper ciò che si vuole è grave, se non proprio pericoloso. A volte sembra di essersi rammolliti. La città dove vivo l’ho odiata profondamente quando ero un adolescente, adesso mi ci sento a casa, vorrà pur dire qualcosa. Di preciso non saprei. Il punto è che quando sei adolescente necessiti di informazioni ed internet non c’è sempre stato, anche se sembrebbe di sì.
Vivere in un bastardo posto è dura quando ancora non sai bene chi sei. Quando hai fame di conosenza e di esperienza, quando vuoi metterti continuamente alla prova, per capire chi sei e come ti rapporti con l’esterno. Sembra che manchi l’aria ed anche la possibilità di esprimersi, sembra che non ci sia spazio per le tue idee soprattutto se rifiuti di accettare il fatto che la maggiorparte della gente non la pensa come te. E’ un maledetto labirinto. E ti senti asfissiare.
La nostra mi appariva come la città della noia. La città dei vicoli senza uscita. Nonostante tutto c’è sempre stato un calamitone sulle nostre teste che ci ha impedito di andarcene. Personalmente ho sempre pensato che Morrisey cantasse anche di noialtri in “Everyday is like sunday” e poi sognato di fughe fantastiche a Camden Town, Gamla Stan, Staré Město… e chissà dove altro.
Eppure sono rimasto a stringere i denti, disperarmi e provare cose a me stesso. Non è stata proprio vigliaccheria, ma nemmeno si può dire che io abbia fatto poi così tanto per andarmene. Per un qualche motivo, a un certo punto, ha smesso di pesarmi, ho smesso di andare dritto contro un muro. Non ci avrei scommesso un centesimo e ce ne è voluto di tempo. Ma è successo.
Inconsciamente ho mandato tutto al diavolo. Ha smesso di importarmi. Ho deciso di fare altro.
E quel che faccio adesso è semplicemente provare a vivere. Ebbene ho la presunzione di credere di sapere in parte chi sono e quel che voglio. Dopo di che molte delle cose che mi facevano struggere e soffrire hanno smesso di farlo (o lo fanno molto meno), dopo di che ho smesso di dover provare qualcosa a me stesso ogni due secondi. Respiro profondamente, cerco il coraggio e bramo l’esperienza.
Prendi ogni decisione nel giro di sette respiri. Tratta le questioni importanti con leggerezza, dà importanza alle questioni leggere.