Una volta esistevano i Ritmo Tribale, ammetto che non li ho mai ascoltati, perché avevano un cantante con il nome da femmina. E adesso faccio outing ve lo racconto: istintivamente la cosa mi disturbava, forse perché il mio nome ha la stessa ambivalenza, soprattutto dovuta a una cantante fatale che ormai ci ha lasciato da anni. Non avevo mai visto in questo modo nemmeno il mio di nome. Eppure, a volte ciò che cerchi di schivare torna indietro come un boomerang e ti colpisce in piena faccia.
Succede che un amico, fan del suddetto cantante in modo viscerale, mette una canzone on line e finalmente mi decido a dargli una chance, molti molti anni dopo. Mi disorienta, vi dico anche questo. La voce sembra avere su di se’ il peso ed il fascino delle esperienze sbagliate, di quelle che fanno comparire le rughe. Sono lì ogni volta che trema sommessamente, ogni volta che un refolo di raucedine fa capolino nei vocalizzi di Stefano Rampoldi.
Poi mi accorgo di una cosa: ascoltare la musica di Edda è come tentare di parare le coltellate a mani nude. Forse eviti i colpi più profondi, quelli ai centri vitali, ma le tue mani sono tutte un taglio, ed il sangue ti scorre caldo sulle braccia. Sembrava quasi di avercela fatta, poi non hai scampo. Quella voce ti inchioda, quel basso ti stringe nelle sue spire e non ti lascia scappare. Sulle braccia, scosse elettriche. Edda ha vinto: certe cose, non puoi sempre dirle per metafore. A volte non si può fare a meno della crudezza, come della schiettezza.
Questo disco mette a nudo l’animo con una semplicità disarmante. E’ coraggioso come oramai nessuno ha il coraggio di esserlo, sono convinto che Edda sia tornato per questo: per prendere fiato e gettarsi nella vita con coraggio e determinazione, incuranti delle coltellate.
19 giugno 2014, come un fulmine a ciel sereno vengo a sapere che gli Einstürzende neubauten arriveranno in Italia. Tra cinque mesi ed all’auditorium Rai di Torino. Non ci penso un attimo e acquisto i biglietti in largo anticipo, loro sono davvero uno di quei gruppi che se non vedi dal vivo non comprenderai mai fino in fondo. Perché sono semplicemente spettacolari ed un disco non li contiene e non potrebbe mai farcela, non ci stanno fisicamente, ma te ne accorgi solo dopo aver assistito ad una loro performance.
Molti gruppi fanno fuoco e fiamme dal vivo, loro interpretano alla perfezione ciò che si è soliti indicare con hic et nunc, il momento creativo assoluto, l’illuminazione e l’arte che non si può imprigionare su un supporto, loro sono onde sonore incarnate nella lamiera e nelle molle, nei tubi di plastica e in quelli di acciaio.
Molto tempo dopo esce il loro nuovo lavoro: una specie di concept-album sulla prima guerra mondiale nel centenario della sua dichiarazione. E’ pesante come un macigno e faccio tanta, tantissima fatica ad ascoltarlo tutto di fila e la cosa mi fa sentire colpevole e mi rattrista. Non dovrebbe…
La sera del concerto è l’ennesima umida nottata. patiamo da casa verso le cinque e sembrano già le nove di sera. Parcheggiamo dietro alla gran madre e approfittiamo della tregua concessa dalla pioggia, attraversiamo il ponte sul Po e osserviamo il fiume, color della fagiolata, trasportare ira e tronchi. In poco tempo, speso a mangiare farinata e spulciare tra i dischi di un negozio appena fuori dall’auditorium, siamo nelle vicinanze.
Ci aggiriamo tra le macerie di un incendio… una grossa ics di mattoni e macerie gialle sembra indicare che è proprio quello il posto dove dobbiamo essere stasera.
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Qualche minuto di attesa e le porte si aprono, sbagliamo ovviamente ad infilarci in galleria: avremmo dovuto salire ancora di un piano invece ci accomodiamo noncuranti. A pochi sedili di distanza notiamo il chitarrista dei leggendari Negazione: andiamo in fibrillazione almeno cinque buoni minuti prima di essere in grado di deciderci a stringergli la mano. L’Oltranzista se le lava addirittura prima. Siamo emozionati come adolescenti, io avvampo letteralmente ed in un secondo mi tornano in mente non solo il loro concerto che mi tenne a battesimo mille anni fa, ma anche tutti i loro testi e tutto quello che hanno sempre significato. Una cosa emozionante: grazie Roberto, stringerti la mano ha significato tanto per noi.
Poi ovviamente arrivano i possessori del biglietto e sloggiamo al piano di sopra. L’auditorium è bello ma ha la sinistra caratteristica di avere sedili posti esattamente dietro le colonne, io evito quello peggiore, comunque becco la colonna di striscio: inutile dire che seguirò buona parte del concerto seduto sulle scalinate.
Auditorium Rai
L’acustica è perfetta e si rinnova l’insana idea di tornare a vedere un concerto di musica classica prima o poi: sul fondo del palco si vede un organo che non vede l’ora di essere utilizzato per suonare Bach.
Il concerto è difficile da rendere a parole, lo è sempre quando si tratta di questi titani teutonici. Posso solo dire che hanno fugato tutte le mie perplessità circa il nuovo lavoro, ascoltarlo dal vivo assume una dimensione unica, mistica e magica: mette i brividi vedere assegnata ad ogni nazione un tubo di plastica, ne mette ancora di più pensare che ogni volta che il tubo viene percosso moriva un numero ben preciso di uomini. Finalmente tutto si fa meno criptico, al punto che non so se abbia senso ascoltare queste composizioni su disco… e non so se lo rifarò.
“Quando siamo calmi e pieni di saggezza, ci accorgiamo che solo le cose nobili e grandi hanno un’esistenza assoluta e duratura, mentre le piccole paure e i piccoli pensieri sono solo l’ombra della realtà.” (H. D. Thoreau)