Il punto della situazione sui Melvins ed il nuovo dei Tomahawk

Capitolo 1: Melvins (1983)

Ammetto di essere giunto alla nuova pubblicazione di casa Osborne/Crover estremamente prevenuto. Gli va dato atto di essere uno dei gruppi che continua a lavorare più sodo dell’intero panorama, gli va dato ancora atto di essere rimasti per anni in cima alla lista dei personaggi indipendenti ed indecifrabili, con una cifra artistica invidiabile, almeno fino alla dipartita della “sezione ritmica aggiunta” dei Big Business. Poi il caos: la formazione, che comunque non è mai stata stabile, diventa caotica con un andirivieni di personaggi che si susseguono al basso e la pubblicazione continua e ostinata di almeno un disco all’anno più i progetti solisti. Obbiettivamente mantenere un elevato standard qualitativo in queste condizioni sarebbe difficile per chiunque, a maggior ragione se hai tra i 25 e i 30 anni di carriera alle spalle. Oltre a questo aggiungete l’arrivo di un bassista (il pagliaccio Ronald ehm… Steven McDonald) che proveniendo da uno dei gruppi più mosci di sempre (i Redd Kross, già dal nome uno ci potrebbe arrivare, ma suonano come una versione asfittica degli Who, che è tutto dire) ne influenza negativamente la vena fino a portare a quello che, per chi scrive, è il loro peggior album di sempre ovvero l’infame “A walk with love and death” che per quanto mi riguarda ha la sinistra caratteristica di far suonare i Melvins come un gruppo rock “convenzionale” cosa che è una bestemmia in termini.

I Melvins all’epoca Big Business (Fonte: Wikipedia)

Qua e là ci sono anche state cose divertenti e pregevoli: il simpatico “Tres Cabrones”, il cazzutissimo progetto “Crystal fairy” (assolutamente da recuperare!), “Hold it in”… e qualche canzone qua e là da tutto il resto. I progetti solistici in vero risultati piuttosto deludenti del duo (fatto salvo che il primo di King, del 2014 se mi ricordo correttamente, invece era assai godibile) e, come al solito, un’intensa attività live fin quando è stato possibile li hanno portati fin qui. L’ultima Fatica “Pinkus Abortion Technician” era un lavoro eterogeneo, solidamente radicato negli anni ’90, un disco che riprendeva in mano molte delle atmosfere musicali che si era soliti respirare allora, non era del tutto disprezzabile. Però ancora sembrava piuttosto fragile: parlando dei Melvins quello che si è soliti ricordare, al netto di stranezze e divagazioni che pure sono una parte importante della loro produzione musicale, sono i riff massicci e pesanti di Buzz (per chi scrive uno dei migliori riff master dopo il supremo Iommi), la potenza ritmica di Dale, assolutamente eclettica nel suo essere pachidermica. Ecco questo era fatalmente venuto a mancare. Oggi, come al tempo dei Cabrones, recuperano Mike Dillard dalla loro formazione storica e provano a ripartire. E ci riescono molto più che in passato. Finalmente dei brani possenti e trascinanti, finalmente un lavoro continuo e che fila con pochi cedimenti (“Hot Fish”?) , finalmente il vocione di Buzz che sale in cattedra a trascinare il gruppo con verve ritrovata e fresca, all’altezza del loro blasone. Dale prende in mano il basso e lascia la batteria al loro compagno storico e la differenza quasi non si sente. Personalmente avevo bisogno di un disco come questo, avevo bisogno di rinfrancarmi con uno dei miei gruppi preferiti. Finalmente segato, in maniera spero definitiva, il ramo marcio McDonald riecco i Melvins con l’attitudine da sberleffo che li ha sempre caratterizzati, si vedano l’omaggio ai Beach Boys di “I fuck around” e “1 Fuck you”, ma soprattutto riff che ti colpiscono come un autotreno a 100 all’ora vedi “Negative no no”, “Boy Mike” o “Hund”.

In conclusione: È meglio della trilogia Atlantic? Nemmeno per sogno, meglio di quella Ipecac? Nemmeno si avvicina. È alla loro altezza? Finalmente sì!

Capitolo 2: Tomahawk

Mike Patton, Kevin Rutmanis, John Stainer e Duane Denison. I nomi potrebbero bastare ma spesso la somma di grandi cifre produce un’addizione dagli scarsi risultati. Non è questo il caso: almeno per i primi due lavori (e soprattutto per l’oscuro “Mit Gas”) possiamo sicuramente parlare di lavori riusciti ed efficaci. Per quanto concerne gli altri due (“Anonimous” e “Odd Fellows”) la curva pareva in fase discendente seppur non in caduta libera; alla fine la classe ed il mestiere dei singoli riesce nell’intento di farli galleggiare anche se appaiono un po’ spenti rispetto alla prima parte della carriera. C’è da dire che quando Patton trova un contesto in un gruppo (come è successo con i Mr. Bungle l’anno scorso) effettivamente funziona meglio. L’attitudine con i piedi per terra di un classico gruppo a quattro elementi gli impedisce di pisciare fuori dal vaso, come in altri contesti forse un po’ forzati (vedi quando gorgheggia inseguendo Luciano Berio). I suoi fan ormai sono abituati a tutto, vedi anche quando si mette a rifare, rivaleggiando con gli originali in modo assolutamente sorprendente, i classiconi della musica italiana anni ’60 con il progetto Mondo Cane o quando collabora con compositori norvegesi come con Kaada, quindi qui si gioca sul facile.

Il nuovo lavoro, riprende la classica atmosfera allucinata e sbilenca propria dei Tomahawk, seppur in maniera più rocciosa e solida che nell’immediato passato. Il primo estratto da “Tonic immobility”, “Predators and scavengers” funziona alla grande ed è un’ottima iniezione di fiducia nel nuovo materiale. I nostri sembrano tornati in piena forma, forse più concreti che in passato.

E alla fine il disco scivola via piacevole con anche degli episodi che si muovono su territori meno canonici come la triade “Eureka” (forse un rifermento alla città di origine di Patton?), “Sidewinder” dove per un attimo riappare il crooner e “Recoil” o, ancora, “Doomsday fatigue”. In definitiva un buon rientro, sicuramente scorrevole e coinvolgente.

Gente con ancora qualcosa da dire? Mr. Bungle!

Mr. Bungle

Ormai dal Sig. Patton ci si aspetta di tutto: dopo aver collaborato con chiunque, formato i Fantômas, prestato la voce a Bjork, essere ritornato ai Faith No More, aver cantato delle canzoni italiane degli anni ’60, mancavano i Mr. Bungle. Detto, fatto. Rieccoli qua. In realtà solo tre di loro: Patton, Dunn, Spruance.

Dopo un passato fatto di crossover e schizofrenia musicale, senza pubblicare nulla da più di vent’anni (una volta per tutte: il loro esordio rappresenta IL disco crossover per eccellenza) ritornano con la brillante (?) idea di ripubblicare il loro primo demo. Essendo californiani ed avendo esordito negli anni ’80 cosa vi aspettate che suonassero agli esordi? Esatto. I tre superstiti uniscono le forze con -Attenzione!- Dave Lombardo e Scott Ian e ri-registrano un demo di Thrash metal!!!

Mr. Bungle 2020 (fonte: Ipecac Records)

Mi spiace per tutti ri revivalisti del genere ma, visti i risultati, prendete pure tutti vostri bei dischetti di Toxic Holocaust, Municipal Waste e compagnia (compresi anche gli ultimi dei quattro grandi del thrash e dei Testament) e buttateli nel cesso perché questo disco, nella sua desueta e folle intenzione, incenerisce qualsiasi concorrente istantaneamente. Per di più con una dose di autoironia (vedi Bio, proclami pubblicitari vari e la cucaracha) che gli altri militanti severi si sognano solamente e che è sicuramente un valore aggiunto.

In conclusione: che senso ha ri-suonare adesso un vecchio demo di thrash metal del 1986? Non lo so, ma il fatto è che mi ha dato una gran gioia sentirlo. Ha finalmente(!!!) dei suoni decenti e nient’affatto plastificati e poi ci suonano dei veri maestri del genere e della musica in generale (Trevor Dunn è un genio del suo strumento, per dire). Molta nostalgia? Certo! Stanno raschiando il fondo del barile? Forse! Hanno ancora qualcosa da dire con un’operazione del genere? Secondo me sì, nonostante tutto… Dunque, per una volta, alziamo il volume e chissenefrega!!!

Don’t act bad Mr. Bungle!

Jail has the wrong kind of bars!

“Volete sapere perché sono uno str***o?”

“Questa è una piccola storia… allora, io non ho mai saputo NULLA dei Faith No More, si beh “you want it all, but you can’t blah blah blah” “we care a lot blah blah”, non molto più di questo in realtà. Però avevo sentito i Mr.Bungle e Mike Patton mi aveva invitato a suonare nei FantÔmas, sicchè un giorno ci ritroviamo assieme nel backstage ad aspettare di salire sul palco io e gli altri FantÔmas.

Ascoltiamo la musica di sottofondo, parte “War Pigs” e io… (comincia a fare facce disgustate) io non riesco a trattenermi dal dire “chi… chi ca**o… chi ca**o ha fatto la più mer***a versione di “War Pigs” che io abbia mai sentito???”

(a questo punto qualcuno -a voi indovinare- dall’audience esorta: “Suona War Pigs”! E lui risponde “Su dai, una cover per serata è sufficiente”! aveva appena eseguito, infatti, “The ballad of Dwight Fry” di Alice Cooper dicendo che se non ci fosse piaciuto Alice il concerto finiva lì)

Trevor Dunn sussurra a denti stretti “…stai zitto idiota!” ma Mike resta calmo…

Tempo dopo ci ritroviamo a suonare di supporto ai Mr. Bungle e ogni sera è un disastro! Ci odiano per il solo fatto di essere lì. Una sera in particolare ci ritroviamo a suonare al (qualcosa) Circus, con il palco circolare. C’è gente che ci odia da tutte le parti e, badate, non li abbiamo insultati provocati o altro. Ci odiano e basta: volano bottiglie insulti e tutto quanto.

E’ vero massacro, ma finiamo la scaletta e andiamo nel backstage. Mike, arrabbiato nero, requisisce la scaletta ai Mr. Bungle e gli consegna un foglietto con scritto: LORO LA PAGHERANNO! Io penso: “rimarrò qui in giro, voglio proprio vedere cosa succede!”

I Mr. Bungle salgono sul palco e sommergono tutti con rumore bianco e urla ad un volume devastante. I fan si guardano stupiti; dopo 20 minuti di devastazione sonora hanno una faccia a metà fra lo sconvolto ed il sofferente eppure resistono, si ripetono: “non so perché lo sta facendo ma è Mike, devo resistere!”. A quel punto Mike si cala i pantaloni si infila Qualcosa (non ho capito COSA) nel c**o e poi lo c**a in faccia al pubblico.

Io ho pensato… “Oddio!!! Lo sta facendo per me, per difendere ME! Io ho detto quella cosa orribile dei Faith No More e lui mi difende c*****o in faccia al pubblico!!!”.

Questo è il motivo per il quale io sono uno ST****O e Mike è uno dei miei eroi!”

Storiella raccontata (e raccolta liberamente dal sottoscritto) da Roger “King Buzzo” Osborne durante il suo concerto acustico al Carroponte di Sesto San Giovanni il 09/09/2014. Per la cronaca: il concerto è stato fantastico!!!

King Buzzo @ Carroponte 09/10/2014
King Buzzo @ Carroponte 09/10/2014

Tutto è andato sprecato

Avevo le scarpe pulite e la camicia fresca di bucato, un mazzo di fiori di prato ma tutto è andato sprecato.

Avevi guardato quella ragazza mille volte, pensavi fosse bellissima. Ne avevi seguito il profilo e le linee del suo pensiero: erano parimenti sinuose e piene di fascino, te ne eri allontanato per guardarla da lontano ed ancora era parsa meravigliosa. L’aria attorno a lei era piena di promesse, se non di felicità, almeno di consapevolezza: forse per una volta avresti interpretato correttamente tutti quei segnali contraddittori che la vita ti aveva mandato e che, adesso, convergevano tutti, dritti come pugnali, in sua direzione.

Il profumo di luppolo che sale dalla tua india pale ale, l’aroma di tostato che si innalza in mille rivoli di fumo sopra il caffè, il sorriso dopo aver letto l’incipit di un libro che ti fa andare avanti nella storia e nella vita. Ed anche la prima parte di Nymphomanic aveva qualcosa del genere annidato tra i fotogrammi. Peccato che, a volte, le promesse si spezzano brutalmente.

E la seconda parte del film fa sprofondare letteralmente l’opera nel baratro. E’ fiacca, vacua, svogliata e soprattutto non supportata da quell’impalcatura a fatica costruita nella prima parte. Si affloscia come un sufflè venuto male.

Sembra che chieda quasi scusa per l’abisso lacerante di misoginia di “Antichrist” ma non mi riesce di crederci. Non mi convince… proprio non ci riesce. Tanto mi pareva bella la citazione di Fibonacci (seppure un po’ sfruttata), Poe e Bach, tanto mi fa cadere le braccia quella di Fleming (con tutto il rispetto). Quella del recupero crediti mi sembra un’occupazione buttata lì a casaccio tanto per, l’inversione dei ruoli di “hey Joe” stende un ulteriore velo di perplessità. L’estetica del discorso sprofonda miseramente.

A volte la delusione lascia attoniti. Tanti auguri Lars sarà dura riprendersi.

No More Faith

Faith No More
Faith No More

La solita radio mi da lo spunto per parlare di qualcosa che appartiene al passato. Negli anni ’90 ci fu un curioso fenomeno chiamato crossover. I più maligni dissero che i gruppi erano talmente a corto di idee da vestirsi in modo improponibile e iniziare a suonare come giganteschi frullatori che mischiavano mille generi (hard rock, funk, rap, metal etc…) senza saperne fare bene nemmeno uno. Mah io non vedevo troppo di buon occhio tutta questa mistura, specialmente quando i chitarroni (allora adoravo i chitarroni) finivano per essere sommerse da trombe e tastiere (l’orrore di ogni metallaro che si rispetti).

Poi qualche giorno fa ascoltando la radio passano “Epic” dei Faith No More e adesso son due giorni che non mi escono dalla testa… e a risentirlo che pezzo! C’è dentro tutto, magari Patton non è un mago a rappare, ma la miseria! 4.30 minuti che quasi quasi mettono tutti a tacere, una sorta di sfumatura cangiante continua, che brano, quando si dice che un gruppo è in grado di aprire nuove strade… Eppure oggi se parli di crossover probabilmente nessuno sa di cosa stai blaterando. I Red Hot sono diventati un gruppo proto-pop, I Jane’s Addiction ci hanno provato a tornare e hanno partorito il classico topolino, i Rage Against The Machine hanno (quasi) esaurito tutto col loro, stellare, debutto, i Mordred e i Mindfunk dispersi… mah… i Primus, beh i Primus sono i Primus, ma non sono mai tornati sul serio, anche se Les ha ancora molto da dire… Da solista o con Tom Waits. Ma insomma che strada hanno tracciato tutti questi gruppi? Alla fine la loro lezione si è dispersa, ma ci hanno provato sul serio, di questo son sicuro!

spero che almeno il pesce si sia salvato…

Ecco loro mi mancano

Jacopo Battaglia (Zu) live at Carnemvale MI
Jacopo Battaglia (Zu) live at Carnemvale MI

Non so, sarà la mia patria, sarà quello che volete ma a me gli Zu mancano. Sul serio. Erano uno dei pochi gruppi che mi rendevano fiero di essere italiano, erano uno di quei gruppi che mi ha fatto assistere ai suoi concerti in posti incredibili, come il glorioso Perchè No? di Verbania (ci suonarono anche i Converge!) con Joe Lally dei Fugazi, il festival Carnemvale a Milano, al Leoncavallo col sassofonista degli Stooges e i Flying Luttenbachers,  all’ O2 di Torino con Mike Patton (che era solito chiamarli “i miei italiani preferiti”), e dai diciamo anche all’ Hiroshima con un gruppo che ho amato detestare come il teatro degli orrori, per tacere delle luci della centrale elettrica. Anche a Venaria di supporto a Melvins/Fantômas big band, niente meno.

Alla fine Ero sempre lì per loro. Sentirsi dire da Jacopo Battaglia che poi, alla fine, “Carboniferous” potevo anche masterizzarlo, quando gliene chiesi due copie, oppure vedere Massimo Pupillo bucare il rivestimento fonoassorbente sul soffitto del Perchè No?, o Luca T. Maj che tamburella sul fido sassofono. Li ho visti davvero tantissime volte ed ogni volta mi sono divertito, una volta poi alla Rock’n’roll Arena ho anche ballato (io?) tutto il tempo. Che poi erano anche riusciti ad incidere con Steve Albini, a farsi pubblicare su Ipecac, a fare cose che nessun italiano ha mai fatto prima.

“Chiuso” in tedesco, ma anche “piede” in cinese, “testa” e “disegno” in giapponese. Zu in italiano. E mi mancano.

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Accidenti a te, Trevor Dunn!

Trevor Dunn
Trevor Dunn

Che ne sapevi quando iniziasti a suonare a 13 anni della fine che avresti fatto? Che ne sapevi che avresti suonato con Mike Patton, King Buzzo e, ninetemeno che, John Zorn? Che ne sapevi che saresti saltato da un genere all’altro come una cavalletta semi ubriaca? Che ne sapevi che il tuo futuro fosse quello di martellare quei quattro (o più) cavi? Che avresti rifatto “Il Padrino” o preso il mano il contrabbasso per “Mr. Rip-off”? C’era questo gruppetto che suonava un misto di funk- metal e musica per nintendo chiamato Mr. Bungle e, a risentirli adesso, sembra quasi che quella California di fine anni ’80 (inizio ’90) rinasca ancora da quei solchi, ma soprattutto da quei suoni che sanno di crossover totale come era usanza all’epoca… basterebbe chiedere a Flea o a Les Claypool. C’era tutto questo e poi venne il resto, supportato da una rara bravura ed anche da una presenza scenica non comune. Accidenti a te, quasi quasi ti invidio.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=SujuC4QYEXY]

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=vQtXxaC87Ks]

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=gTedufeTAeA]

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=2GnCnSUPIkI]

Il mio mestiere è ispirare la gente!

Prolificano come funghi i premi fra i blogger e questa volta devo ringraziare ancora la mia collega Vera Marte per avermi nominato. In fondo l’ho sempre saputo di essere un grande ispiratore di masse, uno che fa pendere la gente dalle sue labbra, uno che fa sbavare gli intellettuali per le sue idee illuminanti ed innovative. Insomma uno scrittore brillante, un fustigatore dei costumi e un precursore dei tempi, un vero scopritore di anime e pensieri! Ops ho lasciato scrivere il mio ego per un attimo, come abbia fatto a disseppellirsi dalla sua profonda catacomba lo sa solo Iddio, sul quale per altro nutro seri dubbi (risate).

Comunque recentemente WP mi ha gentilmente fatto notare che tra questa incarnazione e quella precedente sono in quadrupla cifra con questo post.  Festeggiare sarebbe una barzelletta, ma se qualcuno ha potuto trarre una qualche ispirazione dalle mie castronerie posso dire di essere contento, nonostante io scriva principalmente per esigenza personale, quindi senza pubblicizzarmi o cercare alcun tipo di consenso.

Detto questo il premio è:

Warning! This is a very inspiring blog!
Warning! This is a very inspiring blog!

E queste sono le sue regole:

  1. Copia e inserisci il premio in un post.
  2. Ringrazia la persona che te l’ha assegnato e crea un link al suo blog.
  3. Racconta 7 cose di te.
  4. Nomina 15 blog a cui vuoi assegnare il premio e avvisali postando un commento nella loro bacheca.

Quindi:

1. Certo 😉

2. Ovviamente si ringrazia Vera Marte, decisamente gentile.

3. Questa è la parte che preferisco, tralasciando le cose scritte nel profilo gravatar, ecco qui:

1. L’autodisciplina è la migliore forma di governo. Comunque l’uomo può auto-convincersi di qualsiasi cosa.

2. Credo che i seguenti cantanti/gruppi siano sopravvalutati, pur riconoscendone i meriti: REM, Lucio Battisti, Smashing Pumpkins e un  minimo anche Bruce Springsteen, David Bowie (il periodo anni ’80 non si può sentire) e i Sonic Youth. Parlando di musica il metal è casa mia, ma fuori dalla porta c’è un mondo da scoprire.

3. Tra le varie verdure da fare in insalata difficilmente qualcosa sarà mai in grado di battere il cavolo.

4. La mia reale patria è la Svezia. Attendo che mi diano la cittadinanza onoraria dal 2007 circa. I miei viaggi ideali comprendono: San Pietroburgo, Islanda, Scozia ed una traversata Oslo-Capo nord a bordo di una bella BMW (motociletta, naturalmente). A conclusione del mio giro in Scandinavia (Islanda esclusa, purtroppo) un Mjolnir ha seriamente rischiato di essere tatuato su di me… e rischia ancora.

5. Il mio Whiskey preferito è l’ Oban (almeno fin quando non vado in Scozia), la Guinness per le birre (e sono già stato in Irlanda), il Pinot Nero altoatesino per il vino, pompelmo per i succhi di frutta e il chinotto per le bevande gassate benché (o proprio perché) sia inabbinabile coi cibi. Non sopporto il caffè americano e nemmeno cose che in Italia, fortunatamente, non hanno mai sfondato come la Cherry Coke o la Dr. Pepper’s.

6. Abbinamenti: patatine e ketchup, whiskey, caffè e panna (si lo so, è un Irish coffee), vodka e succo di pompelmo, pizza e birra, vino e risotto, torta (qualsiasi torta) e moscato.

7. La canzone al mio funerale sarà tassativamente “You can’t kill rock’n’roll” di Ozzy Osbourne e Randy Rhoads (sempre nel mio cuore).

The Versatile Blog Award!
The Versatile Blog Award!

Liebster Blog Award!
Liebster Blog Award!

Con colpevolissimo ritardo (ma come si diceva i premi ormai nascono come i funghi e io sono piuttosto sbadato ahimè) devo anche ringraziare Beta Endorphin che, citandomi per il Liebster Blog Award e il versatile Blog Award mi permette di dirvi ancora quattro cose di me e di rispondere alle sue domande. Dunque…

8. Rivivrei volentieri il periodo universitario diciamo dai 20 ai 24 anni.

9. Detesto aspettare. “La cosa più dura è aspettare. Quando aspetti qualcosa che non dipende da te, ogni attimo che passa è una tortura”. Detesto sapere di dover affrontare qualcosa senza poter avere chiaro in mente di cosa si tratta o un quadro esauriente della situazione.

10. L’unica parte del mio corpo della quale sono veramente fiero sono i miei occhi.

11. L’esistenza di dio è irrilevante. Lo scopo della vita è, probabilmente, conoscere meglio se stessi e difficilmente lo si riesce a fare seguendo dei precetti che ti impongono gli altri. Inoltre ci sono segnali troppo ambigui… probabilmente il concetto stesso di dio avrà senso fin quando non ci saremo spiegati tutto. (sghignazzate)

Risposte alle domande di Beta Endorphin:

1. La rubo anche io: 5 aggettivi per descriverti? Aahahah ammesso che siano aggettivi: imponente, inquietante, indisponente, intransigente, irriverente.
2. Quali sono i tuoi gusti preferiti di gelato? ho una netta propensione per il cioccolato, la nocciola e il torroncino.
3. Perché hai deciso di scrivere su un blog? Per un’insopprimibile necessità espressiva ed anche per vedere se trovavo qualche anima affine.
4. Quale animale vorresti essere? Il mio corrispettivo animale è l’Orso. Adoro tutti gli animali soprattutto i felini (sono stato adottato da una gatta nera di nome Nora) e i rapaci.
5. Quali sono le tre cose che porteresti con te su un’isola deserta? Crema solare a protezione 50 (il sole mi fa un pessimo effetto), desalinificatore per l’acqua ed un lettore mp3 con scorta di batterie e Black Sabbath, Kyuss, Neurosis, Tool e compagnia.
6. Qual è il tuo libro preferito? I più citati sono “Il Maestro e Margherita” di M. Bulgakov e “L’ Uomo che Ride” di V. Hugo, ma sono troppi.
7. Pizza o cioccolato (=P)? Una scelta impossibile, dipende da come mi sveglio la mattina!
8. La città/paese che hai/non hai visitato e che più ami. La Scandinavia in genere. Le mie città preferite sono, finora, Stoccolma, Praga e Londra con una citazione per Berlino.
9. La cosa più folle che hai fatto nella tua vita. Farmi trascinare a suonare in pubblico ed accorgermi che il mio compare sta improvvisando tutto!
10. L’ultima canzone che hai ascoltato (radio/lettore mp3/tubo/ecc) Uhm, ce ne saranno altre perché stamattina ascoltavo la radio ma non mi ricordo, quindi dico “Il cielo in una stanza” nell’ interpretazione di Mike Patton.
11. Il colore della maglia che stai indossando adesso. Verde inabbinabile.

4. A questo punto dovrei citare altri blog… terrore! A parte Vera ed Endorphin, l’unico che mi viene in mente è quello di Scribacchina, dopotutto non sono un animale sociale! Comunque tutti quelli che seguo… e che sono specificati a lato!

Vi lascio con il video della canzone di Mike Patton e Gino Paoli 😀

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=0k60OiMq5KA]

Ricollaborazioni possibili

Quello che si può vedere qui a destra è un flexi-disc (che purtroppo non ho) uscito nell’anno 1990, per la Earache Records di Digby Pearson ed è la prova fisica della collaborazione di un sassofonista jazz (John Zorn) e il gruppo padre del grindcore Napalm Death. Quando venni a sapere della collaborazione pensai che mi stessero prendendo in giro, invece era vero! Finii per cercare tutto il cercabile sul sassofonista americano e mi si spalancò un mondo davanti.

Ovviamente sapere ed ascoltare tutto di un pazzo logorroico (sia detto col massimo affetto, malpensanti!) che ha all’attivo più di 100 lavori, nei campi più disparati è un’ impresa titanica a dir poco (mi viene in mente il cofanetto da 50 CD di Frank Zappa… ma siamo matti?!) ma almeno i Naked City e “The big gundown”, il disco ispirato (e apprezzato) da Ennio Morricone arrivarono a me povero incolto musicale. Coi primi fu amore a prima vista! Come non innamorarsi di un gruppo del genere… il primo disco mi fece impazzire con riproposizioni come questa:

Immediatamente in grado di far perdere la testa a chiunque, mentre con Morricone era già amore dichiarato e vederlo reinterpretato da una simile mente non poteva non conquistarmi.

Poi i Painkiller, dove Zorn collabora con Bill Laswell e Mick Harris, non sarebbe nemmeno necessario parlarne. Brutali.

Fin troppo evidenti poi i parallelismi con Mike Patton (altro collaboratore) e i suoi Fantômas, i quali, in un album, sono addirittura alle prese con le musiche da film, esattamente come i Naked City… Insomma un vero e proprio orizzonte dischiuso che, di fronte al suo rinnovarsi, nel nuovo disco dei Napalm Death non può che lasciarmi un sorriso compiaciuto sulle labbra.

Melvins

Certo che i nuovi vicini di casa sono proprio strani. Una coppia che sta assieme da più di 25 anni Buzz (ma forse si chiama Roger) e Dale. Sono tutt’altro che monogami, cambiano partners con un’ assiduità senza pari, ti ricordi Joe? Quel tipo che voleva avere una maggior visibilità all’interno della famiglia? Scrissero il suo nome a caratteri cubitali sul campanello di casa e poi lo buttarono fuori, dei simpatici buontemponi, mi verrebbe quasi da pensare. Da non credere. E prima ancora ci fu Lori, lì mi parve che stessero bene, anche economicamente, ma poi non se ne fece nulla, ed allora Mark, Kevin e chissà quanti altri… fino a Coady e Warren, stavolta addirittura due, chissà che quadretto disgustoso. Per non parlare di quel pazzo anarchico fatto di gelatina arrivata da chissà dove… Jello Biafra, sarà mica un nome da prendere seriamente?!?

Non si capisce bene che lavoro facciano, cambiano datore di lavoro come la biancheria. E, se ascolti me, deve esserci sotto un giro losco… con quei nomi tipo Ipecac, Amphetamine Reptile, Boner, Alternative Tentacles… non oso immaginare che lavoro facciano, giusto Atlantic mi sembra un nome un tantino normale… infatti li hanno scaricati subito. Che gente!

Anche come vestiario siamo mal messi… soprattutto Buzz, ogni tanto ama mettersi delle tuniche improponibili, ha la pettinatura di telespalla Bob, quello dei Simpson, ama i ventilatori e si annoia con una facilità debordante. Dale invece è più distaccato ed ombroso, suona le caffettiere e non si sa bene dove si nasconda, dio ce l’abbia in gloria.

Una volta li ho sentiti anche ciarlare con certi loro amici, tutti assieme emettevano dei suoni astrusi (giurerei di var sentito anche la colonna sonora de “Il padrino” in mezzo a quel marasma) con quel crimnale di Fantômas a dirigere un’orchestra di folli. Seguirli in tutte le loro avventure è impossibile e spesso sono fuori casa… eppure il vicinato sta allerta, sappiatelo cari Melvins. A proposito: la vita è una tempesta di merda.

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