Neil Young
Prisoners of rock’n’roll parte 1

Ho aspettato per tanto di quel tempo di vedere il nuovo film di Jim Jarmusch che quando ho visto la copertina apparire nel sito del mio cinema di fiducia (nonché quello preferito) ho pensato che alla fine sono una persona fortunata. I gestori ancora tengono in bella vista la locandina di “Stranger than paradise” quindi sotto sotto, anche se il tempo passava, ho sempre segretamente sperato che prima o poi il film in questione facesse la sua comparsa.
Jim è un vero prigioniero del rock’n’roll, uno che vive respira e, forse anche filma, la musica. Il fatto che ci riesca ne fa automaticamente un artista. Uno che comunica secondo linguaggi complicati: esiste qualcosa che sia più complicato di mettere la musica nei fotogrammi? E’ come intrappolare la luce, inscatolare un profumo, ingabbiare una sensazione e tutto segregare, senza ricorrere ad alcuna forzatura o atto coercitivo. Jim ci è riuscito. I primi minuti di questo film compiono il capolavoro e non possono toccare nel profondo chiunque ami questa forma d’arte celebrata, giustamente, dalle immagini. Vi dirò solo che, a un certo punto, il cielo comincia a ruotare…
Tangeri, secondo me, è un tributo a William Burroughs che li ha vissuto in disparte a nutrire la sua assuefazione, lì vive Eve aliena anch’essa a sfamarsi di sangue, contrabbandato da William Shakespeare (o chi per esso) sotto mentite spoglie. Che idea. Il classico e l’anticlassico si incontrano in Marocco, dove una vampira stringe libri al suo cuore. Che appartiene a Adam che sta a Detroit, nella città dei fantasmi, del sogno americano infranto, della risposta americana -la produzione!- che ha finito per avvolgere su se stessa un manto funebre. Si contorna di chitarre leggendarie, ne ammira la foggia e l’equilibrio delle forme, il suono e l’anima che si sprigiona da esse. Suona note che si rifiuta di divulgare. E non sono mai soli, la distanza non li piega.
Hanno imparato a non uccidere, hanno imparato ad evolversi anche se non possono esimersi dalla loro stessa conservazione. Solo gli amanti sopravvivono.
(I’m a) Dead Man
Alcune volte, è quasi come se mi sentissi gelare dall’interno, se la mia anima si paralizzasse: all’improvviso qualcosa dentro si ferma, si incrina, si spezza. Mi tremano le labbra, le mani si serrano in pugni che però farebbero male solo a me stesso e gli occhi bruciano da impazzire. La crisi arriva inaspettata, spietata e algida. Come un crampo ad un muscolo: un dolore dilaniante e fulmineo all’interno del quale ti muovi lucido nella tua miseria, che ti si para davanti come una visione nella quale appare chiaro quanto vana sia la tua speranza e quanto tristi si rivelino i tuoi sforzi.
Eppure, sapete, quello che vi hanno detto sul Far West è falso: gli eroi senza macchia, sono delinquenti e depravati, assassini e cannibali. L’indiano è acculturato a causa dell’uomo bianco. E chi porta il nome di un poeta morto, si muove con una pallottola in petto ed è l’unico a non morire.
Quindi può ben darsi che io mi sbagli anche riguardo ad altro.
Almeno qualcuno ride
Almeno la luna sorride… ho sempre provato una grande attrazione per il nostro satellite, sono contento per lei perchè il venerdì 24 si metterà a ridere, assumendo una posizione assai strana alle nostre latitudini (potrete trovare altre informazioni qui) e visto che saranno tre mesi che ho il morale sotto le scarpe un sorriso in cielo è un modo per rompere questo muro del pianto che è diventato il blog. Se qualcuno mi conoscesse bene saprebbe anche che la prima tentazione è stata comunque quella si intitolare questo post “C*#@0 ti ridi?!?” ma non me la sento di essere sempre e irrimediabilmente caustico, lei non se lo merita. Del resto io sono un animale notturno e non posso che trovarla affascinante anche se se la ride quando io sono depresso, probabilmente ne ha facoltà, ed è molto meglio di quando lo fa un umano, comunque. Ecco alcuni dei suoi inni:
Billie Holiday “Blue moon”
Billie in qualche modo canta di me… almeno nella prima parte.
Jimi Hendrix Experience “Little wing”
Moonbeams and fairytales are all I need now.
Sting “Moon over bourbon street”
Strani scherzi che può fare la luna… stare sotto una finestra a lottare contro il proprio istinto nella pallida luce lunare. Eh…
Pink Floyd “Brain Damage/Eclipse”
“There’s someone in my head but it’s not me…”
Nick Cave and the Bad Seeds “Lucy”
La canzone d’amore che avrei sempre voluto scrivere a qualcuna, nella quale la luna gioca un ruolo fondamentale.
in ordine sparso:
ahahahah 😀