L’incarnazione del rock’n’ roll

Avete presente quei giochetti tipo quali sono le chitarre che vorresti possedere…

[Nello specifico: la polka dot di Randy Rhoads, una SG d’annata di Tony Iommi, la Les Paul Black Beauty di King Buzzo, la Telecaster nera di Chris Spencer e ancora una SG, quella di Liz Buckingham]

Oppure tipo: ma secondo te chi è la vera incarnazione del rock’n’roll? E, come tutte le domande senza senso, mi ha dato un bel po’ da pensare. E non è semplice. Fin quando qualcuno si prende la briga di spiegartelo in una ventina di minuti… è un personaggio di Detroit, di origini danesi. Uno che fa l’amore con gli amplificatori, si taglia rotola, salta e non sta fermo un attimo. Non credo si sia fatto mancare nulla eppure resiste.

Se avete tempo (e pazienza di seguire il monologo in inglese) fatevi due risate…

ah e tanti auguri!

Here's the man!
Here’s the man!

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Black Sabbath Reunion
Black Sabbath Reunion

Pensavate di esservene liberati con uno striminzito post diviso a metà con quel pretenzioso di Mr. Malick, vero? In tal caso si vede che avete sottovalutato pesantemente il gruppo, pardon la leggenda, di cui sto per parlare. Chi altro potrebbe essere se non… i Black Sabbath, esatto. Nella testa continuano a martellarmi i Daft Punk (grazie alla radio, io li trovo rivoltanti), gli Alice In Chains (bolliti), i Mudhoney (dispersi) e i Queens Of The Stone Age (confusi) ma a me rimangono in testa solo loro.

Sono usciti con un disco nuovo, lo sanno anche i sassi, e sul medesimo se ne sono scritte di tutti i colori. Onestamente poco me ne cape. Uno dei primi ad essere molto più che dubbioso sul loro ritorno ce l’avete davanti e non intendo nascondermi dietro un dito. Pensavo che sarebbe stato un disastro totale, ma disastro totale non è stato, anzi.

Ho sentito dire che, se le stesse cose le avessero suonate degli sconosciuti, non se li sarebbe filati nessuno. Che sia vero non lo so, non è quello il punto: queste 8 (+3) canzoni non le hanno scritte degli sconosciuti e funzionano. Sono sicuro, dopo averlo riascoltato con attenzione, che non hanno insultato il loro glorioso passato. Non sono degli sconosciuti, ma gente che ha fatto la storia di un genere e non hanno ormai più nulla da dimostrare, di sicuro non hanno nulla da dimostrare a individui che la pensano in questo modo.

Ho sentito che questo disco è stato suonato da moribondi… è vero. le disgrazie di salute di Mr. Iommi sono note ed Ozzy non sta tanto meglio. Mi spiace, ma non è rilevante la cosa, piuttosto sottolinearlo è di pessimo gusto. Di certo il discorso economico sotto c’è ma, una volta tanto, potremmo evitare di menarcela con questa cosa? Non volete dargli dei soldi? Non fatelo! Qualcuno che vi masterizzi il disco non dovrebbe essere difficile da trovare. Però dategli una possibilità se li amate.

Black Sabbath 13
Black Sabbath 13

Perché se è vero che il suono non è il massimo, il disco sta in piedi. E, contrariamente a quello che avevo scritto, il lavoro di Mr. Rubin non è nemmeno tanto male: a conferma che ascoltare le cose tramite il PC è decisamente una pessima idea. La chitarra continua ad essere molto lontana da quello che mi sarebbe piaciuto sentire eppure non si può dire che sia obbiettivamente pessima come pensavo ascoltando i brani che circolavano in rete: sullo stereo suona molto meglio. A sensazione, chi ne esce vincitore è Butler: il suo basso ha anch’esso un suono moderno, ma spinge e sostiene le composizioni in maniera egregia, trascina veramente via l’ascoltatore. Brad Wilk svolge (forse frenato anche dal timore reverenziale) un compitino appena sufficiente a dimostrazione di come l’assenza di Ward sia un fattore che non si può ignorare. Anche il cantato di Ozzy supera di molto le aspettative. I riff ci sono e, a mio parere, sono anche di qualità: al diavolo le remore… sarò suggestionabile ed anche di parte, ma un disco non mi si piazzava così in testa da tantissimo tempo e, per me, significa ancora qualcosa.

Quasi una citazione da spaghetti western*

A nord le occhiaie sono un po’ meno fonde, ma gli occhi bruciano da morire, ad ovest nulla da segnalare, ad est due abrasioni profonde sulla mano e a sud tre vesciche in via di guarigione.

Black Sabbath 13
Black Sabbath 13

I Black Sabbath stanno per fare uscire il primo disco dopo anni con Ozzy Osbourne ma senza l’amicone Bill Ward (sigh) e la notizia, anche se è di ieri, è che hanno annunciato l’annullamento della data italiana dovuto a non meglio precisati motivi logistici che facilmente saranno da ascrivere alla ben nota organizzazione di cui l’Italia tutta si fa onore e vanto. Aiuto. Comunque non avevo nemmeno preso il biglietto: un po’ perché, fortuna mia, li vidi già nel 1998, un po’ perché giudico abbastanza immorale spendere 60 e passa euro per un concerto, sia pure di leggende viventi, e soprattutto perché, nonostante abbia acquistato ben due copie del disco in questione (“13”, in vinile ed in CD de luxe), sono pienamente consapevole del fatto che in cabina di regia ci sia la contabile che il povero John Osbourne si ritrova come moglie.

Già una cosa come “The Osbournes” dovrebbe bastare a farla condannare all’unanimità, ma ovviamente la giustizia non è di questo mondo.

Nonostante questo, quello che ho sentito mi piace: Iommi, seppur fisicamente provato, ha ancora un database di riff nel cervello ineguagliabile, Geezer sostiene la sua inventiva alla grande, Wilk fa il suo mestiere e Rubin ha il merito di rendere il biascichio di Ozzy ascoltabile. Tuttavia il grosso demerito del suddetto produttore è di dare un suono decisamente trooooooppo pulito al tutto, soprattutto la chitarra di Iommi che avrei voluto bella spessa, terrosa e, soprattutto, fieramente analogica e valvolare invece sembra uscita dal peggiore dei pro tools digitali. Amen.

"The Tree Of Life" Terence Malick
“The Tree Of Life” Terence Malick

Domenica, dopo averne sentito parlare e riparlare, ho visto “L’albero della vita” di Terence Malick, nuovo idolo della critica cinematografica. Bah… noioso, consolatorio, autocelebrativo ed autoindulgente, un po’ una palla per essere concreti.Tutte queste immagini pulitine ed educate, tutto questo sfoggio musicale, tutti questi scontri fra macro e micro cosmo e tutto questo tedio domenicale, per citare i CCCP. Ho sentito parlare di paragoni ingombranti con “2001 odissea nello spazio” ma il povero Terence non si avvicina nemmeno ad un fotogramma di cotanto film. Innanzitutto la perfetta simbiosi tra musica ed immagini ottenuta dall’ immortale Kubrick, in Malick risulta scialba e poco organica, le immagini risultano tutte molto rifinite e raffinate nella qualità ma per questo risultano fin troppo algide e asettiche, il regista non sembra volersi sporcare le mani con le tematiche che affronta mentre Kubrick ne ha il controllo assoluto, senti quasi il suo respiro dietro alle immagini. E soprattutto, pur dirigendo un film pesante per scenografia e temi affrontati, Kubrick riesce a non annoiarmi nemmeno un secondo e lo stesso non si può proprio dire per il regista de “L’albero della vita”. Inoltre, visto che è una cosa che non sopporto devo proprio dirla, tutta quella falsa consolazione che il film cerca spasmodicamente per tutta la sua durata mi fa vomitare.

Che bello sparare sentenze*.

Il cattivo
Il cattivo

Febbre da classifica

Wayne's world Top Ten
Wayne’s world Top Ten

E’ nata prima la musica o sono nate prima le classifiche? La musica, ma non di tanto perché è risaputo che molti appassionati musicali hanno l’hobby della classifica. Quella più triste e banale riguarda le vendite, ma spesso non tiene conto della qualità. Poi ci sono varie classifiche: in base ai generi, al tema delle canzoni e al momento che si sta vivendo… c’è chi ha addirittura scritto un romanzo nel quale le classifiche giocano un ruolo fondamentale (per chi non lo sapesse è “Alta fedeltà” di Nick Hornby ed è carino come libro).

Però devo fare una rivelazione a tutti voi: è masturbazione mentale! Non serve a nulla! Per quanto in alcuni casi sia divertente farle, e da bravo appassionato l’ho fatto fieramente anche io, la loro utilità al di fuori dell’estro del momento è inesistente: non significano niente.

Conteggiare i sentimenti? Quantificare le sensazioni? Dare una posizione al trasporto? No, noi non lo permetteremo! Sempre se mi è permesso citare John Keating o Robin Williams che sia.

Per quanto sia divertente, come è divertente anche fare le playlist, devo dire che mi sento molto meglio a non cercare di mettere prima questo o quell’artista, certo, capita ancora di lasciare libero spazio ai gusti personali, ma sto molto meglio, fruisco molto di più della musica, da quando considero ogni artista a sé, da quando li metto molto meno in relazione fra di loro e soprattutto non cerco più di metterli in competizione tra di loro, perché è un po’ come mancargli di rispetto… e non è bello.

Che poi la BBC-radio 2 abbia pubblicato l’ultima, basata sui voti degli ascoltatori sui 100 dischi più programmati, che sia costellata di dischi terribili (guardando i primi tre posti ci si accorge che l’alcolismo la fa da padrone, per non parlare del n.61: David Bowie presente solo con un disco, peraltro tremendo!? o al n.71? I Genesis con “Invisible Touch”? Scherziamo???)  e che non ci sia nemmeno un disco dei 4 di Birmingham è assolutamente un caso…

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=_GgBx7Y0aso]

Praise the riffmaster!

Tony Iommi
Tony Iommi

A Birmingham il 19 febbraio 1948 nasceva Frank Antony Iommi, chitarrista dei Black Sabbath. Il post potrebbe finire qui, facendo tanti auguri di buon compleanno ed i migliori in bocca al lupo al musicista per i suoi problemi di salute, visto che sta combattendo una dura lotta con un linfoma, del quale ha dato notizia all’inizio dell’anno scorso.

Parlare di una simile (e venerabile!) personalità non è semplice: si può solo immaginare cosa potesse provare un ragazzo del 1970 quando ascoltò l’esordio del gruppo di Birmingham, con quelle campane a morto nella tempesta che annunciavano che la musica non  sarebbe mai più stata uguale a prima. Da quel momento in poi l’oscurità avrebbe avuto la sua colonna sonora: innumerevoli epigoni avrebbero seguito le loro orme con tutto ciò che ne consegue. Volete che vi parli delle sue falangi tranciate lavorando? Di come si ispirò a Django Reinhardt per uscire dalla depressione che ne seguì? Oppure di quando militò per breve tempo nei Jethro Tull? Ma sono storie già sentite!

Voglio invece parlarvi di un negozietto di dischi posto esattamente nel sottopassaggio che permetteva di uscire dalla stazione di Porta Nuova a Torino. Voglio dirvi che le sue vetrine riempivano quasi per intero il sottopasso, ma il negozio era piccolo ed umido, con i suoi poster esposti a libro all’esterno e le sue offerte al limite del ridicolo per il materiale vecchio di stampa. Di quel ragazzo che un giorno entrò li dentro e comprò in blocco i primi sei, leggendari, lavori del gruppo. E’ lo stesso che resistette sull’asfalto del parcheggio del  Fila Forum nel 1998.

Voglio parlarvi di cassette registrate che cambiano di mano su un treno Biella-Santhià, di concezioni musicali che si spostano verso il greve una volta e per sempre, di chitarre accordate un semitono meno e di amplificatori valvolari che si surriscaldano. Di un pazzo che si agita dietro un microfono, di un esagitato martellatore di batterie e di un ricamatore al basso… dei suoi compagni di avventura. Di una band marchiata a fuoco nel mio cuore, del loro chitarrista, di origine italiana, che oggi compie 65. Davvero, tanti, tanti auguri Tony!

A tune for the end of the world

Rocket engines burning fuel so fast
Up into the night sky they blast
Through the universe the engines whine
Could it be the end of man and time
Back on earth the flame of life burns low
Everywhere is misery and woe
Pollution kills the air, the land and sea
Man prepares to meet his destiny
Rocket engines burning fuel so fast
Up into the night sky so vast
Burning metal through the atmosphere
Earth remains in worry, hate and fear
With the hateful battles raging on
Rockets flying to the glowing sun
Through the empires of eternal void
Freedom from the final suicide

Freedom fighters sent out to the sun
Escape from brainwashed minds and pollution.
Leave the earth to all its sin and hate
Find another world where freedom waits.
Past the stars in fields of ancient void
Through the shields of darkness where they find
Love upon a land a world unknown
Where the sons of freedom make their home

Leave the earth to satan and his slaves
Leave them to their future in the grave
Make a home where love is there to stay

If you're gonna die, die with the 'Sabs in your ears!!!
If you’re gonna die, die with the ‘Sabs in your ears!!!

The riffmaster

RiffmasterNon avrei voluto scrivere niente oggi, sicuramente non avrei mai voluto scrivere quello che sto per scrivere. Tony Iommi ha un linfoma. Il chitarrista del mio gruppo preferito ha un linfoma. So che non sono eterni e che prima o poi avrei dovuto accettare una brutta notizia su uno dei quattro, però non si è mai pronti abbastanza a cose del genere. Tony ha saputo tirare tanta magia da così poche note, non gli serve essere un virtuoso, poichè lui è un genio.

Un conto è suonare mille note al secondo essere tecnicamente ineccepibili e un conto è essere un genio. Come qualcuno in grado di cambiare per sempre il corso degli eventi, l’evoluzione della musica, con qualche falange di meno per di più. Forza riffmaster, combatti per noi! Non voglio arrendermi a tutte le tragedie che mi ruotano attorno o che mi hanno colpito nell’ultimo anno e spero che non lo faccia nemmeno tu.

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