Burner – “It all returns to nothing”: Un po’ di sana violenza senza compromessi messa in musica. Una volta si diceva botte da orbi. Colpire duro, senza guardare dove. Ne sentivo il bisogno. Non guardano dove perché basta menare e lo fanno bene, siano sprazzi di furioso death metal, sconfinamenti grindcore o passaggi pesantissimi, gli albionici non le mandano a dire. Riescono anche ad essere sufficientemente variegati da non annoiare, oltre che difficilmente inquadrabili ad un primo ascolto. Se il caldo vi fa saltare i nervi come a me, questa è la vostra colonna sonora.
Motorpsycho – “Yay!”: Ecco, questa invece è l’altra parte dell’ estate. Quella in cui fa piacere la luce fino alle dieci di sera, la brezza dopo il temporale, l’aria fresca quando si intrufola in camera alle 5 di mattina. Un disco “leggero” ma non per assenza di contenuti, suonato quasi totalmente in acustico (il che di solito basterebbe a farmi passare oltre) ma ispirato e armonico, dall’ inizio alla fine. La spensieratezza messa in musica, un gentile promemoria necessario a ricordare che c’è un mondo fuori dalle consuetudini quotidiane e che, se ci si ferma ad osservarlo, può ancora essere fonte di meraviglia.
20 Minutes – “Crawl!” + “Totally Nonsense”: Ah che bello una band di Domodossola! All’interno dei confini regionali, considero il VCO la mia seconda patria quindi scoprire che c’è un gruppo di quelle parti che si esprime a certi livelli, non può che riempirmi di orgoglio. Avete mai pensato a un ibrido fra Rock’n’roll e Hardcore? Se non riuscite a immaginarlo (e anche se ci riuscite) dovreste ascoltare questo disco. Urgente, sfrenato e fiero, sono le prime cose che mi vengono in mente, un po’ come se Jerry Lee Lewis facesse una jam con Lemmy e con i Minor Threat. Sentiti complimenti, riuscirci in modo convincente non è cosa da tutti.
Ursular – “Preta”: Il disco più sottotono del lotto. Si inseriscono nel filone doom con altri strumenti, nel caso il sassofono che nonostante sia uno strumento che normalmente mi fa venire l’orticaria come le tastiere, ultimamente sto rivalutando moltissimo (anche grazie a Sabbia e Turin Horse). Quindi eccomi qui a dare una chance a questi tedeschi, che non sono male, ma nemmeno eccelsi. Mi sembra fin troppo evidente, sin dalle prime note, che si vogliano accodare ai Messa e la cosa alla lunga mi disturba oltremodo.
Great cold emptyness – “Immaculate hearts will triumph”: Si parlava di tastiere ed eccole qua. Solo che questa volta il risultato è assolutamente celestiale. Se siete dei puristi lasciate stare questo disco. Altrimenti gioitene. Partendo da un substrato black metal, i Great cold emptiness sono in grado di generare una musica avvolgente, a tratti addirittura sognante ed eterea come solo certo shoegaze (non è una parolaccia, almeno per me) sa essere. Intensi e vibranti (anche se poi c’è un uomo solo al comando…) realizzano un disco di assoluta rilevanza ed in grado di ritargliarsi un suo spazio quando ci si predispone ai toni crepuscolari ed introspettivi che generalmente non sono propri di certe sonorità.
Intanto sta per uscire questo (13 settembre):
a questo gruppo voglio bene…