La data è un’altra di quelle impresse a fuoco nella memoria. Per i 10 anni di “Grimm robe demos” i Sunn 0))) fanno tappa a Bologna. Dopo averne sentito parlare in termini che oscillano tra l’incubo e la leggenda, si decide di affrontare la trasfertona fino al Locomotiv. Si tratterà di una due giorni dove al ritorno è prevista tappa a Maranello a visitare il museo della Ferrari, oltretutto il giorno dopo è il primo maggio, quindi tranquillissimi.
Arriviamo accaldati a Bologna nel primo pomeriggio e ci fiondiamo a immediatamente visitare il centro: tra negozi di dischi, portici e circoli arci a fine giro ho in mano un picture disc di “Reign in blood” e sto sorseggiando un amarone in un’ enoteca del centro (“Alto tasso” si chiamava: un nome una garanzia) con sullo sfondo un accenno di tramonto, davvero non male come scenario. La cena consta in una pizza da asporto trangugiata alla veloce con tavolini improvvisati e birra in lattina: l’amarone è diventato un pallido ricordo e siamo tornati ai nostri standard.
Dopo qualche altro bighellonare nelle vie del centro ci avviciniamo al luogo del misfatto: nulla e dico nulla può prepararci a quello che sta per succedere. Il Locomotiv si trova in una zona circondata da alberi, dove la solita mandria di personaggi singolari sta già bivaccando in attesa di entrare.
Piano piano si forma una coda per l’ingresso. Prima di poter entrare si deve firmare una liberatoria circa i possibili danni all’udito, una delle due firme non sarà propriamente un nome ed un cognome. Sembra quasi una trovata propagandistica, ci ridiamo sopra ed entriamo. Solo poco dopo capiamo che non si trattava affatto di un’esagerazione, anche se ad un concerto analogo in Svizzera non ci faranno firmare nulla, ma ci forniranno direttamente i tappi. Non divaghiamo in facile retorica, siamo comunque muniti di tappi, quindi no problem… forse.
E dico FORSE perché i Sunn 0))) dal vivo sono una cosa che va vista. Non si può tradurre in italiano correttamente, in inglese si direbbe “it has to be experienced”, più che visti vanno sperimentati sulla propria pelle. Forse pensate di avere un impianto stereo potente e fedele, pensate che mettendolo al massimo ci arriverete vicino: nemmeno per sogno. Al più farete vibrare i vetri, ma che succede quando tutto vibra, quando qualsiasi cosa, animata ed inanimata, ha un fremito all’unisono? Quando le teorie di Nikola Tesla secondo cui la terra stessa sarebbe un’enorme cassa di risonanza trovano conferma durante un “concerto”? Questo è quello che succede durante la loro esibizione. O per lo meno è la descrizione più accurata che le parole mi consentono.
Ma procediamo con ordine, dopo aver espletato le operazioni burocratiche imposte per l’entrata entriamo nel locale e veniamo subito accolti da una fila interminabile di amplificatori (di marca Sunn o))) appunto) che occupano tutto il parco nella dimensione della lunghezza. A volte è capitato di vederne così tanto ma spesso è tutta scena. Qui no. Nessuna scena, funzionano tutti e tra poco ne avremo la riprova. L’attesa si fa spasmodica: io mi piazzo davanti al palco, il mio compare lungo i muri perimetrali. Per sua sfortuna io avrò la meglio. Dopo un paio di mezz’ore salgono sul palco, non prima che tutto sia completamente inondato di fumo al ghiaccio secco.
E poi partono con le note, mai avresti supposto che un suono del genere potesse uscire dalla Gibson Les Paul gold top di Greg Andreson o dalla chitarra di alluminio Electrical Company di Stephen O’Malley. È qualcosa di assolutamente travolgente che ti afferra alla bocca dello stomaco e ti fa vibrare tutto, dai peli sulle braccia alle parti basse. Niente risulta immune. Difficile dire se effettivamente poi i brani rispondano al contenuto dei Grimm robe demos, io francamente mi ci sono perso e va benissimo così: è stata un’esperienza mistica. Chi non crede che la musica (in questo caso sarebbe meglio dire “il suono”) sia qualcosa che eleva ad un’altra dimensione dovrebbe provare un concerto dei Sunn 0))). Tocca delle corde che nemmeno pensavi di avere ti avvolge azzerando qualsiasi altro senso: il fumo serve presumibilmente a questo a “fare lo zero” di olfatto e vista, in modo che rimanga solo il tatto (la vibrazione) ed il suono (l’udito). Poi non tutti sono pronti per questo: noi stessi non lo eravamo e ne siamo usciti estasiati e distrutti al tempo stesso, eppure consci della portata assoluta di tutto ciò a cui avevamo assistito. Da allora ogni loro concerto è un rito che si perpetra.
In molti mi guardano storto quando dico che la musica è la mia religione. Ma, sul serio, è così. E andare a quel concerto dei Sunn 0))) fu un passo in più nel rendersene conto. Le valvole incandescenti degli amplificatori accesi sono come delle candele votive, ascoltare un disco equivale a una preghiera, andare a un concerto è un rito, gli artisti degli sciamani e non temo di essere blasfemo nell’affermare questo, perché più passa il tempo più mi accorgo che questa è la mia verità sull’intera faccenda. Questo è il mio modo di smuovere energia, di partecipare ad una collettività che non mi impone nulla, che non mi dice come devo vivere e che al massimo (e non è poco) mi ha fatto riflettere ed evolvere come essere umano. In pratica ciò che dovrebbe fare una religione.
I Sunn 0))) sono ancora attivi, fanno uscire dischi a profusione ed il loro concerto è stato uno degli ultimi che io abbia visto prima di questa dannata pandemia. Li abbiamo visti molte altre volte, tra cui una particolarmente suggestiva nelle carceri di Torino e un’altra in un labirinto in Emilia. Mancano come una boccata di fumo (da ghiaccio secco, beneinteso).
Del Locomotiv non ho più sentito parlare ma spero che sia ancora attivo, ha comunque retto strutturalmente all’evento e non è poco.
Noi manchiamo sempre dai concerti (che non siano locali) dal 19/02/2020. Sigh.