Stephen O’ Malley
31/05/2009
La data è un’altra di quelle impresse a fuoco nella memoria. Per i 10 anni di “Grimm robe demos” i Sunn 0))) fanno tappa a Bologna. Dopo averne sentito parlare in termini che oscillano tra l’incubo e la leggenda, si decide di affrontare la trasfertona fino al Locomotiv. Si tratterà di una due giorni dove al ritorno è prevista tappa a Maranello a visitare il museo della Ferrari, oltretutto il giorno dopo è il primo maggio, quindi tranquillissimi.
Arriviamo accaldati a Bologna nel primo pomeriggio e ci fiondiamo a immediatamente visitare il centro: tra negozi di dischi, portici e circoli arci a fine giro ho in mano un picture disc di “Reign in blood” e sto sorseggiando un amarone in un’ enoteca del centro (“Alto tasso” si chiamava: un nome una garanzia) con sullo sfondo un accenno di tramonto, davvero non male come scenario. La cena consta in una pizza da asporto trangugiata alla veloce con tavolini improvvisati e birra in lattina: l’amarone è diventato un pallido ricordo e siamo tornati ai nostri standard.
Dopo qualche altro bighellonare nelle vie del centro ci avviciniamo al luogo del misfatto: nulla e dico nulla può prepararci a quello che sta per succedere. Il Locomotiv si trova in una zona circondata da alberi, dove la solita mandria di personaggi singolari sta già bivaccando in attesa di entrare.
Piano piano si forma una coda per l’ingresso. Prima di poter entrare si deve firmare una liberatoria circa i possibili danni all’udito, una delle due firme non sarà propriamente un nome ed un cognome. Sembra quasi una trovata propagandistica, ci ridiamo sopra ed entriamo. Solo poco dopo capiamo che non si trattava affatto di un’esagerazione, anche se ad un concerto analogo in Svizzera non ci faranno firmare nulla, ma ci forniranno direttamente i tappi. Non divaghiamo in facile retorica, siamo comunque muniti di tappi, quindi no problem… forse.
E dico FORSE perché i Sunn 0))) dal vivo sono una cosa che va vista. Non si può tradurre in italiano correttamente, in inglese si direbbe “it has to be experienced”, più che visti vanno sperimentati sulla propria pelle. Forse pensate di avere un impianto stereo potente e fedele, pensate che mettendolo al massimo ci arriverete vicino: nemmeno per sogno. Al più farete vibrare i vetri, ma che succede quando tutto vibra, quando qualsiasi cosa, animata ed inanimata, ha un fremito all’unisono? Quando le teorie di Nikola Tesla secondo cui la terra stessa sarebbe un’enorme cassa di risonanza trovano conferma durante un “concerto”? Questo è quello che succede durante la loro esibizione. O per lo meno è la descrizione più accurata che le parole mi consentono.
Ma procediamo con ordine, dopo aver espletato le operazioni burocratiche imposte per l’entrata entriamo nel locale e veniamo subito accolti da una fila interminabile di amplificatori (di marca Sunn o))) appunto) che occupano tutto il parco nella dimensione della lunghezza. A volte è capitato di vederne così tanto ma spesso è tutta scena. Qui no. Nessuna scena, funzionano tutti e tra poco ne avremo la riprova. L’attesa si fa spasmodica: io mi piazzo davanti al palco, il mio compare lungo i muri perimetrali. Per sua sfortuna io avrò la meglio. Dopo un paio di mezz’ore salgono sul palco, non prima che tutto sia completamente inondato di fumo al ghiaccio secco.
E poi partono con le note, mai avresti supposto che un suono del genere potesse uscire dalla Gibson Les Paul gold top di Greg Andreson o dalla chitarra di alluminio Electrical Company di Stephen O’Malley. È qualcosa di assolutamente travolgente che ti afferra alla bocca dello stomaco e ti fa vibrare tutto, dai peli sulle braccia alle parti basse. Niente risulta immune. Difficile dire se effettivamente poi i brani rispondano al contenuto dei Grimm robe demos, io francamente mi ci sono perso e va benissimo così: è stata un’esperienza mistica. Chi non crede che la musica (in questo caso sarebbe meglio dire “il suono”) sia qualcosa che eleva ad un’altra dimensione dovrebbe provare un concerto dei Sunn 0))). Tocca delle corde che nemmeno pensavi di avere ti avvolge azzerando qualsiasi altro senso: il fumo serve presumibilmente a questo a “fare lo zero” di olfatto e vista, in modo che rimanga solo il tatto (la vibrazione) ed il suono (l’udito). Poi non tutti sono pronti per questo: noi stessi non lo eravamo e ne siamo usciti estasiati e distrutti al tempo stesso, eppure consci della portata assoluta di tutto ciò a cui avevamo assistito. Da allora ogni loro concerto è un rito che si perpetra.
In molti mi guardano storto quando dico che la musica è la mia religione. Ma, sul serio, è così. E andare a quel concerto dei Sunn 0))) fu un passo in più nel rendersene conto. Le valvole incandescenti degli amplificatori accesi sono come delle candele votive, ascoltare un disco equivale a una preghiera, andare a un concerto è un rito, gli artisti degli sciamani e non temo di essere blasfemo nell’affermare questo, perché più passa il tempo più mi accorgo che questa è la mia verità sull’intera faccenda. Questo è il mio modo di smuovere energia, di partecipare ad una collettività che non mi impone nulla, che non mi dice come devo vivere e che al massimo (e non è poco) mi ha fatto riflettere ed evolvere come essere umano. In pratica ciò che dovrebbe fare una religione.
I Sunn 0))) sono ancora attivi, fanno uscire dischi a profusione ed il loro concerto è stato uno degli ultimi che io abbia visto prima di questa dannata pandemia. Li abbiamo visti molte altre volte, tra cui una particolarmente suggestiva nelle carceri di Torino e un’altra in un labirinto in Emilia. Mancano come una boccata di fumo (da ghiaccio secco, beneinteso).
Del Locomotiv non ho più sentito parlare ma spero che sia ancora attivo, ha comunque retto strutturalmente all’evento e non è poco.
Noi manchiamo sempre dai concerti (che non siano locali) dal 19/02/2020. Sigh.
0)))
Immaginate una nebbia fitta e densa elevarsi nell’aria, un atmosfera umida e opprimente, una vibrazione salirvi dalle viscere, incamminarsi sulle vostre braccia, pervadere i vostri arti e scuotere i vostri organi interni. Valvole arroventate e sovraccariche, movimenti lenti ed appena percettibili fra le coltri ed un muro di monoliti neri sullo sfondo, cavi che si snodano, figure incappucciate.
E soprattutto note, lunghe, profonde, infinitamente lente. Intense.
Nessun disco dei sunn 0))) potrà mai prepararvi ad un concerto dei sunn 0))).
Nessun muro di amplificatori sarà mai in grado di farvi vibrare l’anima come quello dei sunn 0))).
Nessun personaggio incappucciato ha mai suonato come quelli che suonano nei sunn 0))).
Se non si fosse capito io adoro i sunn 0))). E il mestiere più arduo per un amante del siffatto progetto musicale è spiegare il perché dei suoi sentimenti. Non lo capiranno. Si impara, a proprie spese, che non tutto si può spiegare, ci sono cose che sono così e basta.
Una volta tanto non c’è altro da dire. I sunn 0))) non sono semplicemente suoni, per molti non sono nemmeno assimilabili alla musica: sono una dimensione parallela, uno stato d’animo, un sentimento, un’emozione non trasmissibile a parole o la senti o non la senti. Un’ onda sonora percettibile sono ad alcuni. Un liberarsi del bisogno ossessivo di dare un senso ad ogni cosa. Uno stato di trance decisamente non di questo mondo, inteso non come mondo materiale, ma come mondo fatto di quotidianità e routine, il solito trito e ritrito mondo di tutti i giorni.
In realtà è un falso problema. Non ho nessun motivo per tentare di spiegare perché mi piacciano é così e basta.
E non vedo l’ora di adorare le valvole ancora.
Ghiaccio secco. Tenebra. Frastuono. Amplificatori. Chitarre. Uomini. Volume. Anima.
La definizione di amicizia
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=wZHmsVRshwU]
Per ognuno l’amicizia ha un significato particolare, ognuno ha la sua concezione di questo sentimento. Personalmente mi è successa una cosa strana: c’è stato un momento che sembra aver riassunto molte delle cose che avevo sempre pensato sull’argomento. Un episodio che sembra essere in grado di racchiudere quella che, per me, è l’essenza vera di questo sentimento.
Il duo bassistico decise, ormai tre anni fa, di andare a seguire la loro principale fonte di ispirazione, i Sunn 0))), al Luff festival a Losanna, Svizzera. Quattro ore di viaggio, un traforo da attraversare e un ritorno da affrontare in piena notte. Non prima di aver dormito appena un po’, in macchina, da qualche parte. Tutto programmato.
Sulla strada del ritorno, i vostri scovano un parcheggio, in un piccolo paesino ameno delle valli elvetiche che conducono verso il traforo del Gran San Bernardo. Dopo la solita, irrinunciabile, gragnuola di scemenze che precedono il sonno, i nostri si dispongono al riposo: il sottoscritto con un sacco a pelo aperto e mediocre degli anni ’80, il socio bassistico con un tecnicissimo sacco a pelo attrezzato per rigidissime temperature artiche che lo fa un po’ assomigliare ad un faraone nel suo sarcofago.
Nel volgere di un paio d’ore la colonnina di mercurio crolla clamorosamente. Il vostro si trova impreparato e si sveglia al buio sotto assedio del gelo. Si sveglia e pensa: rimugina che non si può permettere di destare il compagno di avventura avvolto, si suppone, in un caldo abbraccio. Si dispera al pensiero delle prossime ore da passare tremando. E, mentre la disperazione sembra impadronirsi dei pensieri notturni, probabilmente ad alcune ore dalla salvifica alba, un urlo squarcia la notte:”BASTAAAAAAAAA! Ho freddooooo!!!!”. Il socio si libera, con abilità felina, dell’inutile (e costoso, si suppone) orpello che avrebbe dovuto mantenerlo al caldo e decide che si debba partire immantinente per la dimora in terra italica. Se non è amicizia questa! Come ciliegina sulla torta posso aggiungere anche che i nostri si bearono anche di una magnifica alba sul Gran San Bernardo e montagne/vallate adiacenti.
E questo è ciò che andammo a vedere:
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=cSpC-Z8laMk]
Alla corte del dio sudista!
Probabilmente solo i più appassionati di musica pesante (pesantissima) sanno che esiste un gruppo italiano in grado di fare cose egregie al punto di essere giunti al loro secondo lavoro licenziato dalla gloriosa Southern Lord (etichetta di Greg Anderson e Stephen O’Malley, i Sunn 0))) ) e di fare da apripista ai Converge durante il loro prossimo tour europeo, il prossimo dicembre. Il gruppo si chiama The Secret e proviene da Trieste, il disco, prodotto ancora una volta da Kurt Ballou ai suoi Godcity studios, si intitola provocatoriamente “Agnus Dei” ed è ascoltabile in streaming qui. Se avete il coraggio.
Dico così perché la loro proposta è un ibrido bastardo di Black Metal, Hardcore, Crust e Grindcore. Senza pietà, compromessi e respiro i The Secret non lasciano tempo per rifiatare, sembrano la perfetta incarnazione di oscurità e rabbia. I loro testi e la loro immagine presentano una forte componente blasfema… la cosa mi lascia tutto sommato indifferente: lo trovo un argomento sopravvalutato e futile, se non fosse che la proposta ha effettivamente più di un’attrattiva alle mie orecchie. Risulta essere infatti sufficientemente personale e decisamente devastante: i quattro possiedono sicuramente una coesione fuori dal comune come pure fuori dal comune è riuscire a coniugare generi con pochi punti in comune che non siano necessariamente l’aggressione. Giunti al quarto album, che segue l’esordio su Southern Lord, l’eccellente “Solve Et Coagula”, confermano tutte le loro qualità con questo nuovo, giungendo ad una formula che, se possibile, appare ancora più organica e omogenea.
Sfortunatamente l’averli visti al MiOdi del 2011 ha potuto solo parzialmente confermare le loro doti dal vivo, essendosi esibiti nella saletta interna del Magnolia Club di Milano, vengono penalizzati da una resa dei suoni assolutamente scadente (il batterista era furibondo), il che non impedisce un furioso slam-dancing con sporadici episodi di crowd-surfing e nemmeno al sottoscritto di scattare qualche foto pessima!
Notare i lumini sul pavimento!
La fonte di ispirazione
Ad un certo punto ho sentito la mancanza. La mancanza di una vibrazione sulla pelle, di un muro del suono che si abbatte su di me con un tremore inaudito ed inesorabile, l’odore dolciastro del ghiaccio secco, la conseguente nebbia impenetrabile accostata al buio, le figure incappucciate che, a tratti, emergono dalla coltre violentata dalle note.
I Sunn 0))) sono un’esperienza incredibile la cui testimonianza dal vivo sicuramente non può lasciare indifferenti, li si ami o li si odi. Personalmente propendo per la prima ipotesi, anzi la verità è che sono stati assunti a icona dal bassistico duo che in tre occasioni ha potuto testimoniarne il devastante lirismo.
La prima occasione al Lokomotiv a Bologna (primo giugno 2009), una trasferta come non ne affrontiamo da tempo ci porta al cospetto di Stephen O’Malley e Greg Anderson: fu un’esperienza indimenticabile. All’esterno banchetti chiedono la firma per lo scarico delle responsabilità per l’udito (!) e uno di noi, non dirò chi ma non sono io, scrisse sconcerie al posto della firma… all’interno, per celebrare l’anniversario, dei grimrobe demos, un muro di amplificatori ci da il saluto… e più tardi l’onda d’urto!!! E che onda! A nessun concerto ho più sentito i peli su braccio vibrare, né i vestiti tremare, tanto meno osservato gente premersi le mani sui padiglioni auricolari in preda al terrore! Inutile adesso negarne il fascino… le sinistre figure dei due (assolutamente nessun ospite in questa esibizione) emergono solo per brevi tratti dalla nebbia al ghiaccio secco, trovandomi a due passi dal palco ammetto di aver tentato di disattivarne una, sul più bello, quando stavi pensando di vedere qualcosa fsssss… e la nebbia copriva tutto un’altra volta! Un’esperienza davvero difficile da rendere a parole ma sufficiente per capire che dal vivo la proposta acquista tutto un altro significato, solo lontanamente intuibile su CD. E’ una cerimonia che si perpetua ed evoca una sorta di trance valvolare, quasi una porta che si apre su nuovi mondi, che ti fa essere ad un passo dal ritenere che la realtà esterna possa essere annullata per l’intera durata del concerto. Una celebrazione assoluta del momento estetico creativo, hic et nunc!
Completamente conquistati dal duo decidiamo che merita una seconda trasferta questa volta addirittura all’estero, si scollina a Losanna (CH), precisamente al Luff underground film & music festival dopo più di quattro mesi. Questa volta gli svizzeri ci forniscono gentilmente i tappi auricolari all’esterno senza farci firmare niente. L’ambiente all’esterno è quanto mai variegato tra mimi che ti danno volantini, sale cinematografiche e librerie finiamo per chiederci dove diavolo si tenga il “concerto”, avendo quasi la tentazione di rivolgere tale domanda ad Attila Csihar che si aggira furtivo in mezzo a quella baraonda. Il concerto si tiene nel seminterrato e, stavolta, è meno intransigente avendo come fulcro il nuovo disco Monoliths & Dimensions. Come detto c’è Attila Csihar ed anche Steve Moore oltre al duo che decide di inondare decisamente di meno il pubblico di fumo. Ci sono due enormi armadi a catturare la nostra attenzione, al lato del palco con dei ventoloni che girano al loro interno, abbiamo passato qualche mezz’ora in seguito a chiederci che diavolo potessero essere (un impianto per la refrigerazione valvolare, sembrava la cosa più accreditata…) per poi scoprire che si trattava di due Leslie, una sorta di hammond giganteschi. Chiaramente la cascata di watt non si fa attendere, nonostante sia in misura minore rispetto alla devastante data di Bologna, Attila -verso la fine- si presenta sul palco con dei costumi improbabili e Steve fa una grande fatica a farsi sentire, ancora una volta siamo assolutamente conquistati, nonostante ci tocchi una nottata a dormire al gelo di una modesta auto parcheggiata in un non meglio identificato paesino elvetico. La mattina comunque ci ripaga dell’assiederamento con una splendida alba sul Gran San Bernardo.
L’ultima volta, dopo aver suonato nei posti più assurdi (la famosa dømkirke di Bergen che ho anche avuto la fortuna di visitare, tra gli altri), tocca alle ex-carceri di Torino. La cornice è suggestiva: il concerto si svolge in una sala nella quale sono convogliati i vari bracci della struttura, anche questa volta ghiaccio secco e vibrazioni la fanno da padrone ed il concerto fa assumere al posto un’aura assolutamente unica e speciale. Adesso sarebbe decisamente ora di un nuovo lavoro e di nuovi, susseguenti concerti, dopo Neurosis e Converge, l’appetito vien mangiando!!!
Ed ecco le mie modestissime fotografie (notare, ove possibile, l’amplificazione):